Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Ai Boomdabash un 6 risicato, voti alti per Diodato e Quarta Ecco il pagellone del Festival
Solo i Boomdabash in gara, ma quanti autori, ospiti, compagni di duetti, comici
Un solo big in gara, ma la Puglia sul palco del festival di Sanremo ci mette lo zampino eccome. Autori, superospiti, compagni di duetto, comici: a qualche ora dalla serata finale proviamo, con buone dosi d’ironia, a fare il punto sulle performance dei pugliesi. Boomdabash (6-) Gli unici in gara. Per un milione è un inno all’amore incondizionato, decisamente convenzionale. Classico sound reggae da spiaggia salentina che col passare delle serate si adatta sempre più al palco dell’Ariston, dopo un timido inizio. Il ritornello «Non c’è niente al mondo che farei io senza te/ Perché io non ti cambierei nemmeno per…/ Nemmeno per un milione» si lascia cantare ed è perfetto per le radio. Venerdì sera Biggie & Co danno una svegliata al sonnecchiante pubblico del teatro. Non felicissima la scelta di Rocco Hunt per il duetto (perché non un conterraneo doc come Caparezza o un asso del reggae made in Italy come Alborosie?), forse non li aiuta a risalire la classifica (ora sono in zona rossa). A proposito di rosso, il velluto porpora della prima serata grida vendetta.
Pio e Amedeo (7) La miglior performance comica a Sanremo è dei foggiani ex-ultras. Certo, in una edizione in cui due comici di razza come Virginia Raffaele e Claudio Bisio restano ingabbiati tra copioni iperscritti, monologhi spenti e gag inefficaci, di concorrenza non v’è traccia. I due portano sul palco dell’Ariston lo «stile» di Emigratis, bastonano tutto e tutti, un colpo al cerchio e uno alla botte, Baglioni compreso. La comicità è specchio dei tempi e la satira ai tempi del governo del cambiamento parla la lingua della strada (e dei social). D’Antini e Grieco rompono la liturgia sanremese e fanno il picco di ascolti.
La formula dei provincialotti invitati a palazzo decisi a ridicolizzare i vip o potenti di turno funziona, con tanto di approvazione ministeriale (vedi selfie di Salvini davanti alla tv). Alessandra Amoroso (5) Il voto va soprattutto alla scelta di Baglioni di invitarla come superospite. Che c’azzecca la brava cantante salentina con appena dieci anni di carriera in mezzo a Cocciante, Venditti, Mannoia e Ligabue? «Le sono molto affezionato da sempre, all’inizio io e Morandi siamo stati i suoi zietti», ha spiegato Baglioni, facendo outing sul conflitto d’interessi (un altro?) affettivo. Tiene bene quel palco - sul quale era già salita nel 2010 e 2012 per duettare con Valerio Scanu ed Emma – e non è cosa da poco, anche se l’impressione è sempre che un po’ di leggerezza in più potrebbe giovarle nelle interpretazioni. Impazzano sul web i paragoni per il suo look piumato, dal Russell Crowe all’inizio de Il gladiatore allo Jon Snow della serie Il trono di spade. Le lacrime a fine esibizione non si commentano.
Ermal Meta (6.5) Dopo la vittoria dello scorso anno, torna a dar manforte a Simone Cristicchi nella poetica Abbi cura di me. Uno dei duetti più apprezzati in rete. Profondo, intenso, con una voce diversa come quella del barese a regalare maggior respiro ad un brano in piena tradizione orchestrale sanremese, al quale manca un guizzo di originalità. Alessandro Quarta (8) Presenza anomala a Sanremo, il violinista salentino spazza letteralmente via dal palco Il Volo. Troppo forte la presenza scenica da rocker assatanato e l’impatto sonoro del musicista, notato dal trio nel programma Danza con me al fianco di Roberto Bolle. Lo conoscono in pochi in Italia, ma quando hai lavorato con Lenny Kravitz e Santana, puoi fartene una ragione.
Michele Riondino (sv) Ospitata promozionale a tardissima notte. Un’avventura, coraggioso film in uscita dedicato alle canzoni di Mogol e Battisti meritava di più, così come il talento del suo protagonista. Di memorabile resta solo Laura Chiatti.
Bungaro (7) Maestro d’eleganza da riscoprire. Nel duetto con Renga (ed Eleonora Abbagnato) regala un momento di grande fascino alla serata. L’autore brindisino si è riaffacciato lo scorso anno a Sanremo accanto a Ornella Vanoni e Pacifico. Quattro premi della critica non si vincono per caso. Troppo gentile per conquistare le grandi platee?
Diodato (9) A convincere è soprattutto l’alchimia del terzetto Ghemon+Diodato+Calibro 35. Una performance che mette il turbo a Rose viola, urban soul sensuale che non vincerà il festival, ma farà strada. Ottimi apporti anche dei salentini acquisiti Sergio Sylvestre (con Einar) e Roy Paci (con i Negrita).