Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL MONITO DI SARTRE OLTRE LA RETORICA
Se vinceste Sanremo, sareste contenti di un popolo diviso fra chi esulta perché siete italo-egiziani e chi protesta per lo stesso motivo? Da sempre, il Mezzogiorno è nella medesima situazione: tutti tifano, a favore o contro, nessuno mai che giudichi davvero le sue canzoni. La baraonda seguita alla frase del ministro Marco Bussetti – «più che fondi, all’istruzione del Sud serve impegno» - appartiene a questo filone: un semplice commento, certamente non riuscitissimo, suscita l’esplosione della retorica più eclatante che ci sia. La politica della permalosità non aiuta lo sviluppo, ma anzi crea una cortina fumogena permanente che distrae dai veri problemi. Nei giorni dell’ennesimo processo ad una parola, perdiamo di vista questioni ben più centrali, tipo l’impatto del reddito di cittadinanza, gli impegni di Arcelor sulla siderurgia pulita e magari - giusto per uscire dalla spirale del vittimismo - un degrado della politica meridionale che sembra davvero inarrestabile e che non dipende certo da Bussetti o chi per lui.
Un degrado che peraltro influisce sulle difficoltà a spendere i fondi europei per obiettivi non di corto respiro. La retorica, inoltre, costringe a semplificazioni dannose. Tutti conoscono quanta passione e competenza ci sia nei docenti italiani, che ricevono compensi inferiori alle medie europee, ma davvero non ci sono aree di miglioramento? E l’esodo dei giovani verso le università del Centro e del Nord, che impoverisce il futuro del Mezzogiorno, è sempre e solo dovuto alle colpe di altri? Lo stesso Mezzogiorno, che oggi reclama giustamente politiche di sostegno alla domanda, negli anni pre-crisi cioè dal 2000 al 2007 - vide crescere il reddito pro capite a un ritmo quasi doppio di quello del Nord. Cosa è cambiato? A che punto sono la competitività dell’impresa e l’attrattività dei territori, unici sicuri vettori di crescita? Ed è davvero il sussidio pubblico la via giusta per tornare a scenari meno drammatici di quelli attuali? Prima di parlarne, ricordiamoci di un monito di Jean Paul Sartre, evidenziato con il pennarello del dolore: «L’uomo, essendo condannato ad essere libero, porta il peso del mondo sulle sue spalle. La qualità propria della realtà umana è di essere senza scuse». È la lezione di vita «senza scuse»dei nostri nonni, che erano poco avvezzi a Sartre ma che furono capaci di aprire strade nuove ai loro figli con il lavoro e l’intelligenza. E in pochi anni di fiducia in se stessi dischiusero anche al Sud la breve primavera del miracolo italiano.