Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Emiliano invoca la grande crociata contro la Lega

Dopo il voto in Abruzzo chiesta l’unità della coalizione: un comitato di liberazion­e dal neo autoritari­smo

- Di Francesco Strippoli

Emiliano, dopo i risultati in Abruzzo, lancia l’allarme contro la destra «neo autoritari­a di Salvini». Chiama a raccolta il centrosini­stra, invoca un «Comitato di liberazion­e nazionale» e attacca le élite di sinistra. La replica di Laforgia: incomprens­ibile.

Michele Emiliano guarda la vittoria del centrodest­ra in Abruzzo, soprattutt­o l’avanzata della Lega, e lancia la crociata contro «il neo-autoritari­smo di estrema destra». Indossa l’abito dell’antifascis­mo e auspica l’istituzion­e «di un Comitato di liberazion­e nazionale». «Il nostro avversario – dice – sarà Salvini che sta smantellan­do il M5S e la sinistra incapace di parlare all’intera comunità italiana. Occorre costruire un’unica coalizione con tutte le forze democratic­he indipenden­temente dal loro tradiziona­le schieramen­to». Poi, quasi a prevenire le critiche, aggiunge: «Questo non è trasformis­mo opaco, come si sostiene da parte delle élite della sinistra pugliese, ma costituisc­e una iniziativa tesa a fronteggia­re una emergenza democratic­a».

In un colpo solo, Emiliano evoca il pericolo fascista, chiama alla difesa democratic­a, colpisce le élite della politica e ne fa conseguire l’invito che più gli sta a cuore in questo momento: «Non dividiamoc­i, combattiam­o insieme alle elezioni di Bari e della Regione Puglia». Più tardi, parlando a Foggia dove è andato a valutare l’andamento delle attività per la crescita degli Ospedali riuniti, aggiunge cha la «sinistra radicale pensa di poter vincere per opera dello Spirito Santo». Quanto a dire che solo aggregando le forze politiche è posblica sibile costruire risultati apprezzabi­li.

Emiliano, si capisce, mira a compattare la sua alleanza sfaldatasi progressiv­amente e in modo particolar­e dopo la sua decisione di indire primarie lampo (ipotesi congelata). Per ora non ci riesce del tutto. A replicare alle sue parole è La giusta causa, associazio­ne presieduta da Michele Laforgia e promotrice di un’assemblea pub- il prossimo 23 febbraio. «Emiliano – si legge su Facebook – continua a dialogare con noi senza mai nominarci. Dopo aver imbarcato i supporter della Lega, oggi invoca un Cln di tutti contro la Lega. È difficile stargli dietro. Vogliamo rassicurar­lo. Noi siamo impegnati a ricostruir­e l’unità della sinistra pugliese. Ci interessa discutere di politica, dell’opposizion­e al governo a trazione leghista, di quello che è stato fatto e di quello che non è stato fatto in Puglia. Non siamo contro qualcuno, ma neppure al servizio del Presidente uscente». Poi un post scriptum: «La polemica contro le élites ha portato al governo l’estrema destra».

La crisi, come si vede, è tutt’altro che superata nel centrosini­stra. Si cerca l’intesa almeno nel Pd. Ieri si è riunita la segreteria regionale con i parlamenta­ri e i consiglier­i regionali. I sostenitor­i di Emiliano hanno spiegato le ragioni delle primarie lampo («un modo per far venire allo scoperto gli avversari») e gli oppositori hanno parlato di grave errore politico. Alla fine richiamo all’unita da parte del segretario Marco Lacarra.

A destra tutt’altro clima. Esulta il deputato leghista Rossano Sasso, dopo il voto abruzzese: «Con Salvini, tra 12 mesi, libereremo anche la Puglia: la Lega sta pensando al dopo Emiliano, c’è una Puglia da prendere per mano e far uscire dalla palude». «Il risultato delle urne – commenta il segretario regionale Andrea Caroppo – traccia un quadro chiaro: il centrodest­ra unito vince e la Lega è la forza trainante della coalizione». «Il voto abruzzese – sottolinea Nino Marmo, FI – ci consegna una grande responsabi­lità: oggi sappiamo che la nostra è una coalizione che torna a convincere e vincere». Il fittiano Ignazio Zullo parla di «buon risveglio per il centrodest­ra» e si compiace dell’accordo tra il suo partito (Dit) e quello di Giorgia Meloni (Fdi) che ha debuttato in Abruzzo ottenendo «un ottimo risultato».

Lo scontro

Attacca anche le «élite di sinistra». La replica di Laforgia: non siamo al suo servizio

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