Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il ricorso dei proprietari Contestata l’ordinanza anti-tuguri al rione Libertà
A settembre il sindaco era intervenuto per limitare gli affitti irregolari agli extracomunitari Un alloggio al Libertà abitato da dieci migranti. Ognuno di loro paga 150 euro al mese
I primi quattro ricorsi già pendono dinnanzi al Tar. Tutti con la stessa motivazione: opporsi al diktat del Comune per il ripristino delle condizioni igienico-sanitarie degli immobili.
Finiscono davanti alla giustizia amministrativa gli effetti dell’ordinanza anti-tuguri, il provvedimento firmato a settembre scorso dal sindaco di Bari, Antonio Decaro, per porre un freno – soprattutto nel quartiere Libertà e non solo – agli alloggi pollaio, locali, interrati, scantinati e appartamenti affittati ai migranti ma senza i più elementari requisiti di pulizia e decoro. Con immobili, in molti casi, persino sprovvisti di finestre, servizi igienici e impianti elettrici. Il caso più controverso arriva da una centralissima strada del Libertà dove un facoltoso cittadino barese ha impugnato l’ordinanza relativa a sei locali nella sua disponibilità – ma intestati alla figlia di sei anni – nei quali secondo gli accertamenti della polizia locale avrebbe trovato un alloggio un nucleo di migranti, circa una decina, pagando ciascuno un canone di locazione di 150 euro al mese.
L’uomo ha così impugnato il provvedimento - definito nella tesi dei legali «generico» – sostenendo invece di aver presentato varie richieste al Comune, ma senza alcuna risposta, per sanare la situazione. Gli altri tre ricorsi presentati da altrettanti cittadini, e sempre per altri alloggi situati nel Libertà, sono invece relativi all’assenza di agibilità così come attestato dai tecnici della ripartizione comunale dell’urbanistica. L’ordinanza anti-tuguri dà 30 giorni di tempo ai proprietari per mettersi in regola, termine oltre il quale scattano lo sgombero dell’immobile e la denuncia.
I controlli serrati di polizia locale, tecnici comunali e dell’Asl, anche grazie alle segnalazioni di cittadini esasperati da insetti e cattivi odori, hanno svelato nelle scorse settimane scenari inquietanti: inquilini extracomunitari, donne e uomini con bambini, spesso costretti a vivere come sardine in ambienti malsani, tra degrado, sporcizia e senza alcun minimo requisito di sicurezza e decoro.
«E in molti casi sono gli italiani a far vivere i migranti in queste assurde e disumane condizioni. Abbiamo trovato uomini e donne costretti a riempire i secchi per i propri bisogni o a dividere in dieciquindici persone spazi piccolissimi. Pagando cifre con le quali potrebbero benissimo permettersi una sistemazione più dignitosa», ha spiegato il sindaco Antonio Decaro ai commercianti e ai residenti di via Manzoni, incontrati sabato pomeriggio nella sede del I Municipio.
E intanto proprio per via Manzoni, strada che incrocia le zone più a rischio tuguri (come dimostrato dagli accertamenti della polizia locale), il sindaco ha annunciato un’altra ordinanza. Si tratta dell’obbligo di ristrutturazione dei palazzi più fatiscenti in base a una misura nazionale sul decoro prevista dal decreto Sicurezza di due anni fa. «Farò come il mio amico e collega Ricci, sindaco di Pesaro. Per sostenere le spese i proprietari potranno usufruire del bonus fiscale previsto per le ristrutturazioni», ha ribadito Decaro non escludendo la possibilità di estendere tale obbligo di messa in sicurezza anche agli esterni e alle vetrine dei locali sfitti. Sono infatti diverse le unità immobiliari a uso commerciale lasciate al più totale degrado soprattutto lungo via Manzoni e lungo le strade attigue, vecchio cuore pulsante del commercio barese negli anni 80’ e 90’.
Con tale iniziativa l’obiettivo dell’amministrazione comunale è il rilancio e la riqualificazione della zona, anche attraverso un’ipotesi di pedonalizzazione e di chiusura alle auto. Ipotesi che negozianti e residenti accettano tiepidamente ma solo previa sperimentazione, magari con contestuali eventi e iniziative.