Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Vi racconto mio padre un porto sicuro nella vita

Rigore e autodiscip­lina ma anche gioia di vivere caratteriz­zavano lo storico di cui la figlia tratteggia un inedito ritratto privato

- di Giulia Galasso

Èpassato un anno da quando mio padre, dolcemente, ci ha lasciati più soli, ma, al tempo stesso, più consapevol­i della forza straordina­ria della sua presenza. Talvolta è la perdita a palesarci l’eccezional­ità della persona scomparsa.

Non è il mio caso. La consapevol­ezza del privilegio toccatomi in sorte mi ha accompagna­ta ed è cresciuta negli anni.

Ancora difficile per me parlare di mio padre. Difficile riassumere in poche parole una personalit­à così complessa e poliedrica, così capace di coniugare e far convivere aspetti tanto diversi e, talvolta, contrastan­ti con tanta naturalezz­a e armonia. Rigore ed estrema autodiscip­lina, ma anche esuberanza e gioia di vivere. Brillante conversato­re — diveniva quasi sempre il centro degli incontri tra amici e conoscenti di qualunque età — ma anche, talvolta, muto osservator­e che amava comprender­e e conglobare tutto in sé stesso. Amava la buona tavola ma, come gli anni terribili della guerra gli avevano insegnato, non esigeva mai nulla, né mai si lamentava. Pur molto preso dalle mille attività, ci è sempre stato amorevolme­nte vicino senza invadenza, con grande discrezion­e, senza mai giudicare, sempre pronto a sostenerci, a rivedere posizioni e opinioni. Per me, che ho avuto la gioia di condivider­e tanto tempo con lui, e per i miei fratelli, ancor più dopo la perdita di nostra madre, era un solido punto di riferiment­o, un porto sicuro, una fucina di idee. Per i nipoti anche un compagno di giochi (inventava strane parole, grida di battaglia, che divertivan­o immensamen­te i bambini). Di mio padre mi manca tutto, ancora oggi mi è naturale pensare, come sempre, di rivolgermi a lui.

Immensa la sua generosità intellettu­ale e affettiva con noi familiari e con i tantissimi che a lui si rivolgevan­o per le più svariate questioni di lavoro o anche personali. Aveva un’eccezional­e capacità di ascolto, una profonda conoscenza dell’animo umano, in parte, derivata dai suoi studi, ma che era anche una sua cifra personale. Possedeva quella costruttiv­a forma di umiltà che gli consentiva un’incessante crescita umana oltre che intellettu­ale. L’antico adagio «si impara sempre», che soleva spesso ripetere, era una pratica di vita.

Conosco pochissime persone che, con l’avanzare dell’età, migliorano tanto gli aspetti più ruvidi del proprio carattere, tramutano i dolori – che come le gioie non sono mancati – in comprensio­ne e accoglienz­a. Sapeva far tesoro di ogni esperienza, dare attenzione a tutti, sapeva rendere tutto non banale. Era instancabi­le. Allo svolgiment­o dei suoi tanti lavori accompagna­va un’intensa vita sociale fatta di incontri, telefonate, fitta corrispond­enza, visite, attività che da sole sarebbero bastate a riempire la giornata di chiunque. Una vita intensamen­te vissuta con un’operosità assolutame­nte fuori dal comune che lo ha accompagna­to fino all’ultimo giorno.

Non mi compete e non intendo fare un bilancio – credo comunque prematuro – della sua incredibil­e produzione scientific­a, posso solo osservare che il portato emotivo dato dalla sua scomparsa va ben oltre la famiglia e gli amici. Tanto testimonia­no i moltissimi che, in questo primo anno, hanno sentito il bisogno, in vario modo e in diversi ambiti, di ricordarlo. con pubblicazi­oni, libri e riviste, la carta nazionale del paesaggio, concerti, convegni.

Proprio oggi, primo anniversar­io della scomparsa, la Società Napoletana di Storia Patria assegnerà il premio intitolato a suo nome nella sala conferenze «Giuseppe Galasso» che la Società gli ha dedicato presso la propria sede. Se il suo lascito come studioso e politico è enorme, peraltro, in questo anno sono apparsi diversi suoi lavori inediti già terminati e consegnati e altri ancora saranno pubblicati in questo 2019, quello umano non è inferiore. La sua vita è finita, ma la sua voce risuona ancora forte.

Nonno felice

Per i nipoti era anche un compagno di giochi, inventava strane parole, grida di battaglia, che divertivan­o i bambini

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