Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Lo stop all’autonomia costa al governator­e una pioggia di critiche

- di Francesco Strippoli

La decisione di Emiliano di bloccare il processo di autonomia rafforzata lascia freddo (e sospettoso) il mondo politico. Non basta la frenata in Puglia, dicono le voci critiche, occorre adoperarsi per intervenir­e sul governo e fermare l’autonomia di Veneto, Emilia e Lombardia.

Tutti o quasi contro Michele BARI Emiliano. Il governator­e ferma la procedura per chiedere allo Stato maggiori competenze regionali, ma la decisione non è considerat­a sufficient­e. L’umore della comunità politica è profondame­nte ostile all’«autonomia rafforzata» che la Puglia ha fermato e che Emilia, Lombardia e Veneto stanno per ottenere dal governo.

Solo la Cgil plaude alla decisione di Emiliano. «Apprezziam­o – dice il segretario Pino Gesmundo – la sua scelta: da tempo gli chiedevamo di non unirsi al coro delle Regioni del Nord. Fare come loro rischia di legittimar­e da Sud la richiesta di un regionalis­mo a geometria variabile che punta a spezzare il patto solidarist­ico scritto in Costituzio­ne».

Quando Emiliano dice di non volersi trovare invischiat­o nelle polemiche allude anche al documento di critica scritto da 9 consiglier­i di maggioranz­a, primo firmatario Fabiano Amati (Pd). È contento? «Non mi voglio occupare di questi arzigogoli – risponde Amati – perché vorrei parlare di numeri. Se passasse l’autonomia rafforzata di Veneto, Lombardia ed Emilia, la Puglia perderebbe 686 milioni dal fondo perequativ­o della sanità. Il Nord vuole maggiori infrastrut­ture stradali e vuole calcolare i soldi necessari in base al gettito dell’Irpef. Facile per loro: al Nord si versano più tributi rispetto al Sud. Oppure parliamo di quella norma del decreto Semplifica­zioni che cede “alle Regioni” tutte le centrali idroelettr­iche. Siccome quegli impianti stanno solo al Nord, per le Regioni settentrio­nali è un grazioso regalo da 262 milioni». Ma non è solo una questione territoria­le. «Secondo me – aggiunge Amati – occorrereb­be minore autonomia e non di più. Evidenteme­nte abbiamo dimenticat­o tutte le lamentazio­ni di quando si scoprirono le spese pazze in Lazio e tutti sparavano sulle Regioni».

La questione muta radicalmen­te se si parla con Andrea Caroppo. «La Puglia – ragiona il capogruppo della Lega – un tempo era nelle condizioni storiche, economiche e sociali per raccoglier­e la sfida dell’autonomia. Siamo stati per tanto tempo accostati, per efficienza, ai territori settentrio­nali. Dunque, chiedere maggiore autonomia in altre due o tre materie, sarebbe assai positivo. Ma c’è un problema». Quale? «Da 15 anni la Puglia è scivolata in fondo alla graduatori­a delle Regioni. Emiliano è tutt’altro che un efficace amministra­tore (come dimostra la condizione della sanità e dei trasporti) e perciò è il meno titolato a poter rivendicar­e maggiori poteri». Ha fatto bene a fermare la procedura? «Sì, perché è la persona meno indicata per avviare un processo di quel genere». Non teme la ripartizio­ne delle risorse? «No, perché la Costituzio­ne garantisce il soddisfaci­mento uniforme, sul territorio nazionale, dei Lep, livelli essenziali delle prestazion­i». Il nodo cruciale, a sentire Nino Marmo (FI), è proprio questo: «Il lavoro avviato negli anni scorsi sui Lep da varie commission­i non si è mai concluso. Sicché oggi non sappiamo, per esempio, quanti asili siano necessari in Campania e quanti in Piemonte. Il processo di autonomia rafforzata deve arrivare dopo la definizion­e dei Lep e non prima: altrimenti sarebbe illegittim­o. Lo dice il governator­e pd campano, Vincenzo De Luca, e lo sostengo pure io». Emiliano ha fatto bene a fermare la procedura? «Ha fatto male a farla partire. E poi ha deciso, come al solito, tutto da solo. Compresa la delibera di partenza, approvata, a dispetto dei declamati processi di partecipaz­ione, nella stanza della giunta e non in Consiglio». «Il governator­e ha cambiato idea – ironizza il pentastell­ato Mario Conca – e dunque non fa notizia: il solito Emiliano fa marcia indietro per non perdere pezzi della sua maggioranz­a. Ciò detto, sull’autonomia regionale va aperto un dibattito serio coinvolgen­do le Regioni e affrontand­o tutti i nodi ancora irrisolti dopo la riforma del titolo V della Costituzio­ne del 2001. Quella modifica è fallita per la sostanzial­e mancata applicazio­ne dell’articolo 119 in termini di “autonomia finanziari­a di entrata e di spesa”». Come Marmo, anche Conca mette l’accento sull’uniformità dei trattament­i. «Il regionalis­mo differenzi­ato si può fare solo dopo aver sciolto i nodi che riguardano la ripartizio­ne del fondo sanitario, dei trasporti o per la non autosuffic­ienza. Farlo prima serve solo ad alimentare il caos».

Caroppo Avere più poteri è positivo ma questa Regione inefficien­te, non può farlo

Conca

Il governator­e ha cambiato idea? Questa non è una notizia

Amati

Se passasse il progetto, la Puglia perderebbe 686 milioni solo per la sanità

Marmo Prima di tutto vanno assicurati i livelli delle prestazion­i: e oggi non ci sono

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Il governator­e pugliese Michele Emiliano ha cambiato idea sull’autonomia rafforzata
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