Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’editore: «Ricadute su tutto il Sud Ma il peggio accadrà nella scuola»
Laterza cita Viesti E non dimentica «Il via avvenuto con Gentiloni»
Alessandro Laterza, imprenditore nel settore dell’editoria, già dirigente della Confindustria: più autonomia regionale e meno Stato centrale. Che ne pensa?
«Su questo abbiamo pubblicato il saggio del professor Gianfranco Viesti sulla secessione dei ricchi. È una battaglia nuova, perché dopo un decennio di crisi nera alcune Regioni hanno ritenuto di dover suonare la campana di ognuno per sé e dio per tutti». Quali sono i rischi?
«Due prospettive insidiose: affidare alle Regioni materie che per definizione sono di competenza nazionale. Penso alle reti, alle infrastrutture, alla scuola e alla sanità. Poi, oltre le argomentazioni di facciata l’obiettivo ultimo appare quello di trattenere a livello territoriale parte di ricchezza, non necessariamente prodotta, ma ascritta a determinati territori. Questo determinerebbe la moltiplicazione del divario esistente. La spesa corrente pro capite del Sud è molto più bassa di quella del centronord. E la spesa per gli investimenti nel Sud è leggermente più bassa, nonostante i fondi strutturali».
Un Paese che rischia di spaccarsi?
«Se passa la realtà di isole felici e altre infelici...».
Come spiega che l’Emilia “rossa” si sia accodata a questo progetto?
«Questo tema sembra non avere più colore politico. Se la Lega ha cavalcato questo obiettivo da tempo, non dimentico che il via è avvenuto con il governo Gentiloni. C’è uno schieramento trasversale. Ognuno pensa al proprio bacino elettorale».
E la reazione del Sud?
«Non si comprende come mai, su una tematica così sensibile non sia emerso un pensiero sensato di numero. Finalmente qualcuno si sta muovendo, seppure in ritardo».
Da imprenditore, l’autonomia quale effetto avrebbe sul sistema produttivo?
«Il problema è che così si dà il colpo al sistema produttivo, ma anche a quello civile, complessivo, del Paese. Ci sarebbero ricadute su tutta la società del Sud. Pensiamo alla scuola, all’università. Per il sistema della formazione sarebbe un altro colpo, perché alcune aree avrebbero più fondi, altre meno».
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Si corrono rischi seri Come affidare alle Regione materie che per definizione sono dello Stato