Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Profughi, stranieri e indigeni A scuola per capire chi siamo
«La Classe» oggi al Radar di Monopoli e da domani al Kismet di Bari
Arriva sul palcoscenico del Kismet, per la stagione dei Teatri di Bari, La classe, un testo del giovane drammaturgo Vincenzo Manna, in scena domani e domenica sempre alle ore 21. Uno spettacolo che ha raccolto unanimi consensi da quando ha debuttato due anni fa e prodotto, tra gli altri, da Accademia Perduta/ Romagna Teatri, una compagnia che ha guardato in maniera particolare al mondo della gioventù con proposte da sempre tra le più incisive e stimolanti nel mettere in evidenza contraddizioni e problemi di un universo che spesso sembra sfuggirci. Anche La classe non fa eccezione affondando il bisturi nelle ferite del contemporaneo prendendo come «campo di battaglia» la scuola, una delle istituzioni in prima linea nell’affrontare senza rete cambiamenti epocali.
La classe in cui Manna ambienta il suo dramma è quella di una scuola di una imprecisata città europea dunque, un edificio che si trova ad un tiro di schioppo dallo Zoo, un campo profughi in cui i rifugiati e i richiedenti asilo dovrebbero essere ospiti ma in realtà di fatto sono prigionieri anche grazie ad un alto muro che circonda la struttura e che rende palpabile la loro condizione. Un gruppo di sei studenti sospesi dalle normali lezioni segue il pomeridiano corso di recupero professionale di introduzione al lavoro tenuto da Albert, docente e a sua volta straniero di terza generazione, che, nonostante laurea e specializzazioni, deve accontentarsi di un insegnamento di una manciata di ore.
Ovviamente nulla è semplice, esplodono contrasti e violenze, allievi ed insegnante si fronteggiano anche fisicamente poiché lo smarrimento di vite ai margini si riverbera inevitabilmente tra mura scolastiche che non sanno, o non possono ormai essere baluardo di sicurezza. Albert tenta allora di interessare i suoi allievi al tema dell’Olocausto riferendolo ai tragici avvenimenti siriani e oggetto di un concorso.
La drammaturgia è nata e si è sviluppata durante un complesso percorso iniziato da un’indagine rivolta ad adolescenti sul tema del «diverso» condotta su duemila studenti e da successivi contatti e incontri nelle scuole. L’ambientazione è stata perfezionata guardando a Calais, la cittadina francese che presenta analogie con la realtà descritta sulla scena, e la scrittura di Manna si mostra lontana da qualsiasi retorica e attenta a rispecchiare in pieno la problematicità delle situazioni senza pretendere di chiudersi in facili soluzioni.
Il resto lo fa la forza della messa in scena affidata ad un regista di grande sensibilità e attento ad una calibrata spettacolarità come Giuseppe Marini e ad un cast di livello che annovera, fra gli altri, Claudio Casadio – reduce da alcuni ruoli cinematografici molto apprezzati – Andrea Paolotti, nel ruolo del protagonista, e Brenno Placido. Di rilievo anche le collaborazioni all’allestimento come quelle di Alessandro Chiti e di Paolo Coletta, che firmano rispettivamente una scena e musiche particolarmente efficaci.
Il riscatto di Albert e dei suoi allievi
Un gruppo di sei studenti sospesi dalle normali lezioni segue il pomeridiano corso di recupero professionale di introduzione al lavoro tenuto da Albert, docente «straniero» di terza generazione