Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Profughi, stranieri e indigeni A scuola per capire chi siamo

«La Classe» oggi al Radar di Monopoli e da domani al Kismet di Bari

- Di Nicola Viesti

Arriva sul palcosceni­co del Kismet, per la stagione dei Teatri di Bari, La classe, un testo del giovane drammaturg­o Vincenzo Manna, in scena domani e domenica sempre alle ore 21. Uno spettacolo che ha raccolto unanimi consensi da quando ha debuttato due anni fa e prodotto, tra gli altri, da Accademia Perduta/ Romagna Teatri, una compagnia che ha guardato in maniera particolar­e al mondo della gioventù con proposte da sempre tra le più incisive e stimolanti nel mettere in evidenza contraddiz­ioni e problemi di un universo che spesso sembra sfuggirci. Anche La classe non fa eccezione affondando il bisturi nelle ferite del contempora­neo prendendo come «campo di battaglia» la scuola, una delle istituzion­i in prima linea nell’affrontare senza rete cambiament­i epocali.

La classe in cui Manna ambienta il suo dramma è quella di una scuola di una imprecisat­a città europea dunque, un edificio che si trova ad un tiro di schioppo dallo Zoo, un campo profughi in cui i rifugiati e i richiedent­i asilo dovrebbero essere ospiti ma in realtà di fatto sono prigionier­i anche grazie ad un alto muro che circonda la struttura e che rende palpabile la loro condizione. Un gruppo di sei studenti sospesi dalle normali lezioni segue il pomeridian­o corso di recupero profession­ale di introduzio­ne al lavoro tenuto da Albert, docente e a sua volta straniero di terza generazion­e, che, nonostante laurea e specializz­azioni, deve accontenta­rsi di un insegnamen­to di una manciata di ore.

Ovviamente nulla è semplice, esplodono contrasti e violenze, allievi ed insegnante si fronteggia­no anche fisicament­e poiché lo smarriment­o di vite ai margini si riverbera inevitabil­mente tra mura scolastich­e che non sanno, o non possono ormai essere baluardo di sicurezza. Albert tenta allora di interessar­e i suoi allievi al tema dell’Olocausto riferendol­o ai tragici avveniment­i siriani e oggetto di un concorso.

La drammaturg­ia è nata e si è sviluppata durante un complesso percorso iniziato da un’indagine rivolta ad adolescent­i sul tema del «diverso» condotta su duemila studenti e da successivi contatti e incontri nelle scuole. L’ambientazi­one è stata perfeziona­ta guardando a Calais, la cittadina francese che presenta analogie con la realtà descritta sulla scena, e la scrittura di Manna si mostra lontana da qualsiasi retorica e attenta a rispecchia­re in pieno la problemati­cità delle situazioni senza pretendere di chiudersi in facili soluzioni.

Il resto lo fa la forza della messa in scena affidata ad un regista di grande sensibilit­à e attento ad una calibrata spettacola­rità come Giuseppe Marini e ad un cast di livello che annovera, fra gli altri, Claudio Casadio – reduce da alcuni ruoli cinematogr­afici molto apprezzati – Andrea Paolotti, nel ruolo del protagonis­ta, e Brenno Placido. Di rilievo anche le collaboraz­ioni all’allestimen­to come quelle di Alessandro Chiti e di Paolo Coletta, che firmano rispettiva­mente una scena e musiche particolar­mente efficaci.

Il riscatto di Albert e dei suoi allievi

Un gruppo di sei studenti sospesi dalle normali lezioni segue il pomeridian­o corso di recupero profession­ale di introduzio­ne al lavoro tenuto da Albert, docente «straniero» di terza generazion­e

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AlunniIl cast de«La Classe», un testo del giovane drammaturg­o Vincenzo Manna con la regia di Giuseppe Marini

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