Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Fronte pugliese contro l’autonomia
La Cgil avvia una campagna di mobilitazione. Undici i consiglieri regionali per il «no»
La Cgil pugliese ha annunciato l’avvio di una campagna di mobilitazione contro l’autonomia differenziata. Sale a undici il numero dei consiglieri regionali per il «no». Ed Emiliano torna alla carica con i Cinque Stelle.
Si va serrando il fronte di coloro che rifiutano l’autonomia rafforzata. L’incertezza del governo e il temporaneo stop alle Intese chieste da Lombardia, Veneto ed Emilia, anziché tacitare gli spiriti inquieti, agitano ancor più le acque. Ieri è stata la Cgil ad annunciare quella che la segretaria di Bari, Gigia Bucci, definisce «una lunga e dura battaglia di mobilitazione». «Comincia oggi – afferma – un percorso lungo, solidale, virtuoso». «Dobbiamo costruire alleanze con chiunque – le fa eco il segretario regionale Pino Gesmundo – per continuare a vivere in un Paese unito e impedire la disgregazione dell’Italia».
La sala del Comune di Bari che ospita l’incontro è piena di gente. Non ci sono solo giornalisti, quasi a segnalare che si comincia a percepire su scala più larga la gravità della questione. Seduti al tavolo ci sono pure due sindaci (il padrone di casa Antonio Decaro e quello di Acquaviva, Davide Carlucci) e due economisti: Francesco Prota e Gianfranco Viesti. Il relatore più atteso è proprio quest’ultimo.
È stato Viesti, con il volume sulla Secessione dei ricchi,a diventare l’uomo simbolo di una battaglia che fino a poche settimane fa si è combattuta sui giornali e nelle retrovie della politica. E sono le parole di Viesti che, senza tralasciare nulla delle critiche espresse finora, suscitano una certa sorpresa. Chi si aspettava un’arringa resta deluso. «Si è voluto schierare – sottolinea l’economista – una parte del Paese contro l’altra. Ma ad ogni azione corrisponde una reazione: situazione rischiosa in cui ci troviamo». Dunque: «Bisogna fermare il processo secessionista, ma senza ferire. Siamo un Paese debole. Non bisogno schierare il Sud contro il Nord, perché è sbagliato. Piuttosto va cercata la solidarietà di coloro, come il governatore toscano o i sindaci di Milano e Bologna, avvertono il rischio di questo disegno».
Pericoli ce ne sono a iosa.Bucci sottolinea le conseguenze «devastanti» per scuola e sanità. Gesmundo la singolarità di voler “regionalizzare” materie che sono unitarie per definizione, come l’ambiente o la scuola. Per non dire del percorso che porta alla rottura «della contrattazione nazionale». O allo spostamento di risorse tra territori, anche se per ora viene sventato il riferimento al “gettito fiscale” (presente nelle bozze delle Intese) quale parametro di riferimento per i finanziamenti.
Carlucci, parlando per conto di Italia in comune, annuncia azioni legali per il sottofinanziamento dei servizi nelle città meridionali. Mentre Decaro sollecita la discussione pubblica che finora è mancata. «Tralascio le questioni sull’equità – dice Prota – per concentrarmi sull’efficienza, tanto declamata». Il regionalismo a geometria variabile, con 5 Regioni a statuto speciale e altre 15 con poteri diversi in ogni territorio, produrrebbe «un’arlecchino ingovernabile, altro che efficienza». Inoltre non vi è «alcuna evidenza empirica» e nessuno studioso che dica che «il livello regionale sia quello più efficiente per soddisfare certe materie, come l’istruzione».
Viesti è preoccupato: «Siamo in un Paese senza partiti capaci di mediare e definire gli equilibri tra interessi contrastanti, condizione fisiologica in democrazia. Anche per questo l’iniziativa dei sindacati è essenziale: sarò a Mestre tra qualche giorno, proprio su invito della Cgil veneta, che è stata capace di cogliere i pericoli di cui parliamo». Anche la Cisl Puglia, per bocca della segretaria Daniela Fumarola, si dice preoccupata per una iniziativa «sbagliata, preoccupante e anti-coesiva».
E pure il governatore Emiliano – criticato da Bucci per essersi in un primo momento lasciato «ammaliare» dall’autonomia rafforzata – si è ora collocato su un altro versante. A Telenorba dice che «è ragionevole non fidarsi del Nord» e che le Regioni meridionali dovrebbero attivarsi «per chiedere al M5S (ostile all’autonomia, ndr) di far cadere il governo». Infine il documento preparato da Fabiano Amati è stato sottoscritto finora da 10 consiglieri di maggioranza e una di opposizione (Francesca Franzoso di FI). Il fronte si allarga.
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Viesti Si fermi la secessione ma senza ferire. Non ci sono più i partiti, un bene l’iniziativa sindacale