Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Se il voto a Bari trascura ancora il peso della Zes
Bari, la nona città d’Italia per popolazione, ha iniziato a muovere le sue trame politiche per costruire un progetto di governo.
Ci auguriamo tutti che la contesa elettorale possa sviluppare, soprattutto tra i candidati sindaci, un dibattito di più ampie vedute che oltrepassi il recinto delle aiuole e degli orti sociali, guardando strategicamente al posizionamento geografico e istituzionale della nostra città. Non vorremmo riascoltare le favole dei 30 mila posti di lavoro promessi ai baresi nella campagna elettorale dei primi di questo secolo, diventati tali ma con un segno meno davanti, né vedere riconfermate le posizioni e gli slogan elettorali di chi si tira fuori. La più importante partita che un sindaco deve giocare in una comunità capoluogo di regione, da quasi 325 mila abitanti, con un bilancio civico da 440 milioni di euro, è quella di realizzare direttamente e indirettamente il più grande sogno dei baresi, giovani e meno giovani, che si chiama lavoro, che tra disoccupati, inattivi arresi, giovani neet scoraggiati e lavoratori sfruttati a nero, segna il destino amaro di 100 mila baresi. Se non vogliamo diventare tra 20 anni una bellissima casa di riposo per anziani, abbandonata da giovani e da chi cerca lavoro, è il momento che la campagna elettorale e i suoi protagonisti si interroghino sulla valenza strategica che può avere il decollo della Zona economica speciale. Un’occasione che vedrà il sistema portuale locale perno di un’area ad insediamento agevolato per attrarre, a Bari, traffici ed investimenti correlati di milioni di euro e migliaia di posti di lavoro. Ci piacerebbe sapere da chi guiderà il Comune quali siano le offerte di natura fiscale, burocratica e infrastrutturale, il pacchetto localizzativo per permettere alla Zes che sarà inserita nel nostro territorio di entrare in quel grande campionato mondiale che ormai si gioca sui traffici marittimi che dal Far East, attraverso il raddoppiato Canale di Suez, entra nel Mediterraneo e fa rotta sull’Europa del nord. Ma ancora una volta, in campagna elettorale, di economia del mare non si sente parlare.