Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’IDEA DI FUTURO CHE VIEN DAL MARE
Èprevalso il buonsenso nella vicenda della movida a Bari. Non è poco nel Paese degli azzeccagarbugli, dei lacci e lacciuoli, delle oltre 100 mila tra leggi e norme di ogni tipo (stima riduttiva di Michele Ainis) che imprigionano, in un gigantesco Panopticon, la vita del cittadino. Il compromesso tra Comune, Soprintendenza e operatori economici per la proroga delle concessioni esistenti, in attesa del nuovo regolamento, è un punto di partenza. In pratica, ristoratori, esercenti di bar e simili non dovranno smontare gli arredi esterni a fine serata per poi rimontarli il giorno successivo. Interverranno altri correttivi, altri tecnicismi, per limitare l’impatto ambientale, ma lo spettro di riportare indietro le lancette della storia è allontanato. Solo a chi ha smarrito il ricordo della città vecchia di Bari di oltre vent’anni fa, prima dell’attuazione del piano Urban, può venire in mente l’utopia di una città-caserma, prigioniera di una cultura che rischierebbe di riaprire la strada di quel piccolo mondo antico che pochi rimpiangono.
Con questo nessuno intende affermare che la storia proceda con l’aperitivo all’aperto, ma non c’è città al mondo che non abbia rilanciato il proprio ruolo con un mix di cultura, identità e voglia di vivere. Sarebbe fuorviante, quindi, ridurre la cosiddetta guerra dei gazebo a Bari ad una controversia tra operatori commerciali e difensori della sacralità del nulla. I problemi del pieno sviluppo della città non discendono dallo sviluppo distorto, quanto dalla difficoltà di realizzare appieno la sua identità e di valorizzarla. Dietro la querelle dei tavolini si nasconde lo scontro sul futuro della città. A partire dalla risorsa-mare. Che è un fantasma che appare e scompare nella vita dei baresi. Ora si attende che vengano finalmente completati i lavori sulla costa di San Girolamo. Sul lato sud, invece, verso Torre a Mare, i progetti di riqualificazione urbana incontrano, anche per l’annoso problema della ferrovia, molte difficoltà.
Il mare a Bari c’è? Certo, ma non sembra ancora essere parte integrante del cuore della città. Anzi, il lungomare è soprattutto un’arteria stradale, con un brulicare di auto, con il rito, ormai stantio, di ‘nderr la lanze e con gli odori insopportabili delle alghe imputridite. Siamo ormai in piena campagna elettorale. Il sindaco uscente può rivendicare i risultati della sua gestione; agli avversari tocca il compito di presentare proposte credibili per un’idea di città che valorizzi il mare. A Napoli, hanno avuto il coraggio di chiudere al traffico gran parte del lungomare, e di costruirvi un’identità e una industria del turismo. Non chiediamo tanto, sarebbe come parlare del diavolo in una chiesa. Ma è proprio difficile pensare a una promenade barese all’ombra di San Nicola?