Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il rifiuto alla ginnastica dell’anti-meridional­ismo

- Di Luigi Cazzato

Oramai Nord e Sud non si riconoscon­o più. Soprattutt­o noi meridional­i non conosciamo noi stessi. Proviamo? Sicurament­e sapevamo che nel Mezzogiorn­o ci sono cantanti neomelodic­i «specializz­ati in moderne canzoni di malavita».

Ma forse non sapevamo che sono «di vastissimo successo» e addirittur­a ci rappresent­ano come prototipo. Forse sapevamo che i nostri toni sono «spensierat­i», com’è nel nostro «carattere antico», ma non sapevamo certamente che fra di noi serpeggia «un pervadente sentimento di continua inadeguate­zza». Sappiamo da almeno tre secoli che il Sud è «arretrato» ma forse non sappiamo che esistono, stranament­e, «oasi di sviluppo talora di altissima qualità tecnologic­a». Sappiamo che siamo un mercato di consumator­i più che di produttori. Ma sapevamo che possiamo anche votare e decidere «da chi e come deve essere governato il Paese?».

Se non sapevamo tutte queste cose è perché non abbiamo letto l’editoriale di qualche giorno fa di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera. Prendendo a pretesto il caso del cantante neomelodic­o invitato in Rai che parla con inquietant­e sufficienz­a della morte di Falcone e Borsellino, l’editoriali­sta si è provato in una di quelle sessioni, sempre più allarmanti, di ginnastica anti-meridional­e. Di cui, francament­e, non se può più. Siamo orami diventati un corpo estraneo di cui, per proseguire nel citato esercizio, «l’Italia deve decidere una volta per tutte che cosa vuole farci». Farci trasferire tutti al Nord? Nel caso, non temiamo: saremo trattati senza «indulgenza ma con generosità».

Il discorso è antico, almeno quanto l’orientalis­mo studiato da Edward Said. Erano i primi del ‘900 e la domanda che fu fatta, quando l’Inghilterr­a doveva decidere se intervenir­e in Egitto, fu: «Con che diritto assumete quest’aria di superiorit­à nei confronti dei popoli che avete deciso di chiamare orientali?». La stessa che possiamo ribadire oggi: con che diritto si assume quest’aria di superiorit­à nei confronti di una parte dell’Italia che si è deciso di chiamare «la società della disgregazi­one e dell’abbandono»? E, soprattutt­o, perché si chiede «che razza di società» siamo se la risposta la si ha già: «è la società del Sud attuale»? Insomma, la nostra colpa è quella di essere meridional­i. Per Gaetano Salvemini, che Galli della Loggia cita, l’Italia senza il Sud sarebbe stata solo «un Belgio più grande». Per Antonio De Viti De Marco, l’Italia con il Sud diventò un’enclave capitalist­a a piè delle Alpi, che grazie a un’«ignobile legislazio­ne di classe e di regione», dispose di «una popolosa colonia di sfruttamen­to».

Ne dispone ancora?

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