Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Al mondo senza l’esofago, bimba salvata al Fazzi «E ora mangia da sola»
Lecce, l’organo ricostruito dai medici di Chirurgia pediatrica Nell’equipe sanitaria pure il luminare maltese Adrian Bianchi
Maria è nata due anni fa con un moncone di esofago scollegato dallo stomaco. Per due anni è stata alimentata con un collegamento esterno, che in termini tecnici si chiama gastrostomia. Maria (nome di fantasia) per mangiare come fanno tutti i bimbi aveva bisogno di un intervento mai eseguito nel Salento, il longgap, l’afresia esofagea, un’operazione di ricostruzione di quella parte dell’esofago mancante. Di solito, davanti a uno scenario così complicato, si sceglie di rivolgersi a ospedali considerati di eccellenza, al Nord o addirittura all’estero, anche perché si rischia la vita.
Ma i genitori di Maria hanno scelto il Salento, il loro Salento, per salvare la bambina. Sì, sono rimasti qui. L’intervento è stato eseguito nel reparto di Chirurgia Pediatrica dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce il 29 marzo scorso, nel giorno del suo secondo compleanno. E ieri, dopo un periodo in terapia intensiva, la piccola è stata dimessa ma soprattutto può mangiare come tutti i bambini del mondo. Carlo Rossi, pescarese, dal 2015 dirige il reparto nel nosocomio leccese. È lui che ha eseguito l’intervento con un luminare del settore, il professor Adrian Bianchi, maltese, specialista della chirurgia pediatrica che per anni ha lavorato al Royal Manchester Children’s University Hospital. Bianchi, oggi in pensione, gratuitamente ha aiutato il medico leccese a salvare la piccola Maria. La bimba, dopo l’intervento, ha vinto la sua seconda prova: la riabilitazione. Ha imparato i movimenti corretti, eseguito una serie di esercizi per poter deglutire ed alimentarsi. Come tutti i bambini. E ci è riuscita. «Una prova difficile, irta di ostacoli – spiega Carlo Rossi - ma ce l’abbiamo fatta: ora la nostra piccola paziente, che ha dimostrato una tempra fortissima, ha cominciato ad alimentarsi attraverso la bocca, un gesto per noi ordinario ma che per lei è del tutto straordinario, non avendo mai potuto farlo nei suoi due anni di vita». Poi aggiunge: «Siamo molto soddisfatti per la felice conclusione di questa grande “sfida” che riguarda certo la sanità pubblica, ma che tocca direttamente, migliorandole, la vita e la salute delle persone. Tutto questo è stato possibile grazie all’impegno di medici, infermieri e operatori, ma soprattutto per la collaborazione tra i reparti coinvolti, la Chirurgia Pediatrica, la Rianimazione e la Terapia Intensiva Neonatale. Abbiamo dato prova che anche qui al Sud è possibile eseguire interventi complessi e ad alto rischio su bambini che presentano malformazioni congenite, giungendo ad un esito davvero molto positivo che consentirà a questa bambina di potersi alimentare senza più problemi». E su Adrian Bianchi: «È un grande professionista, disponibile, ama il suo lavoro e, da pensionato, continua a farlo gratuitamente. Noi chirurghi pediatrici usiamo le sue tecniche, come l’allungamento dell’intestino, oppure l’intervento al piloro attraverso l’ombelico, la deconnessione esofago-gastrica, una sua invenzione. È notissimo anche per le “incisioni estetiche”, interventi con tecniche in grado di lasciare meno tracce possibili».
Nella Chirurgia pediatrica del Fazzi sono stati effettuati circa 750 interventi chirurgici l’anno in età pediatrica (sino ai 16 anni) e una settantina di delicati interventi su neonati. Conclude il direttore di Chirurgia pediatrica, Carlo Rossi: «È questa la parte più significativa perché in passato tutti questi pazienti andavano fuori provincia e, più spesso, fuori regione. E ora invece restano in Puglia e a Lecce».
Manager Carlo Rossi: «Questa è la prova che anche in Puglia si può fare della buona sanità»