Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Niente bar, ristoranti o b&b: con i fondi del ministero inaugurano una casa famiglia
Quattro ragazzi creano una coop e in sei mesi ricevono i soldi del progetto «Resto al Sud»
Nei loro occhi c’è la voglia di cambiare la città in cui vivono, di fare del mondo un posto migliore, fosse solo per aver salvato un bambino da un destino crudele o incerto. Il più grande di loro ha 31 anni, il più piccolo 26 e a differenza dei coetanei hanno deciso di restare a studiare nella loro città, di mettere radici e di creare qualcosa di tangibile per il bene comune. Nell’anno europeo della cultura, nel boom di bar, b&b, ristoranti, loro si sono distaccati dalla massa e hanno investito sul capitale umano.
Hanno deciso di non seguire come le formiche la scia dei soldi facili che arrivano dai turisti che invadono i Sassi ma quella tortuosa dell’assistenza. Così a novembre, in quattro, hanno deciso di unirsi in cooperativa, la Social Work 2.0, e di chiedere a Invitalia di aderire al progetto Resto al Sud, soldi a fondo perduto per creare impresa nel Mezzogiorno: volevano restare a Matera e aprire non un’attività ricettiva ma una casa famiglia per bambini dagli 0 ai 12 anni.
Una sfida incredibile e controcorrente che però i quattro ragazzi hanno vinto. In brevissimo tempo, con una pratica dettagliatissima hanno ricevuto una risposta in soli due mesi e i soldi in banca prima della data di scadenza. La settimana scorsa hanno aperto i battenti in via Timmari. Un miracolo a cui i quattro ragazzi hanno dato forma e un nome: «La tenta di Abram». Una tenda che possa accogliere chiunque e che si fonda sul rispetto della dignità umana, della libertà personale, dell’eguaglianza, della solidarietà. Uno spazio terapeutico globale per un progetto ponte tra il bambino allontanato con un provvedimento dell’autorità giudiziaria e la famiglia: «Perché il nostro obiettivo è riportare il minore con la sua mamma e il suo papà», spiega Cosimo Ambrosecchia, assistente sociale e responsabile della struttura. Ha 26 anni e della tenda di Abram ne parla emozionato.
«Qui vogliamo monitorare il bambino, vogliamo essere capaci di dargli tutti i mezzi e gli strumenti necessari per creare la propria identità, ma nella massima sicurezza. Abbiamo una collaborazione di specialisti di pronto intervento e tutte le camere rispettano il nuovo regolamento del 2017». Un ampio spazio comune: poi camerette che possono ospitare fino a 10 bambini più altri 2 in casi di emergenze. I letti hanno le angoliere, i faretti sono a led, tutte le stanze hanno i climatizzatori, c’è molta luce, disegni al muro, scrivanie comode. Balconi con piante e fiori.
Mentre la città frenetica accoglie ondate di turisti mordi e fuggi, loro quattro si sono fermati e hanno ascoltato quello che gli sussurrava il cuore. Raffaella Ambrosecchia, sorella di Cosimo, ha 28 anni, è di Matera e fa l’assistente sociale.
«Lavoravamo in un’altra struttura per minori ed è stato in quel momento che abbiamo capito che volevamo creare qualcosa che potesse essere più vicina alle nostre aspettative - spiega - L’intenzione era quella di costruire un vero ambiente familiare, dove i bambini possano sentirsi parte di un grande progetto». Rosa Festa, 31 anni, è assistente socio-sanitaria e quando ha deciso di entrare in cooperativa con gli altri, ci ha messo tutta l’energia e la passione che ha a disposizione. «Questa è una seconda famiglia per noi e le persone che ci stanno accanto lo capiscono, perché quando ti trovi davanti situazione davvero difficili da poter finanche immaginare o sei presa dalla paura e scappi o resti e lo fai con il cuore costruendo qualcosa di incredibile come spero abbiamo fatto noi».
Attestazioni di stima sono arrivate da tantissime persone: sia sui social che di persona. Residenti del quartiere, ma anche personalità delle istituzioni hanno voluto esprimere apprezzamento per il progetto realizzato. Valentina Bianco, 26 anni, fa l’educatrice: «Puntiamo a un progetto condiviso che possa garantire al minore di potercela farcela e perché no, di sognare in grande. L’obiettivo che vogliamo realizzare è che tutti i ragazzi che mettono piede qui possano, un giorno, trovare l’amore delle loro famiglie, che anche su base volontaria potrebbero lasciare i propri figli in comunità e non necessariamente con un provvedimento giudiziario».
Raffaella, 28 anni Tutti i bambini devono sentirsi parte di un grande progetto, solo così possono farcela
Rosa, 31 anni A volte ti trovi davanti situazioni davvero difficili da affrontare: scappi o resti con il cuore
Valentina, 26 anni L’obiettivo è che tutti i ragazzi possano, un giorno, ritrovare l’amore delle loro famiglie
Cosimo, 26 anni Molti specialisti ci hanno contattati per mettere a disposizione la loro professionalità