Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Niente bar, ristoranti o b&b: con i fondi del ministero inaugurano una casa famiglia

Quattro ragazzi creano una coop e in sei mesi ricevono i soldi del progetto «Resto al Sud»

- di Fabio Postiglion­e

Nei loro occhi c’è la voglia di cambiare la città in cui vivono, di fare del mondo un posto migliore, fosse solo per aver salvato un bambino da un destino crudele o incerto. Il più grande di loro ha 31 anni, il più piccolo 26 e a differenza dei coetanei hanno deciso di restare a studiare nella loro città, di mettere radici e di creare qualcosa di tangibile per il bene comune. Nell’anno europeo della cultura, nel boom di bar, b&b, ristoranti, loro si sono distaccati dalla massa e hanno investito sul capitale umano.

Hanno deciso di non seguire come le formiche la scia dei soldi facili che arrivano dai turisti che invadono i Sassi ma quella tortuosa dell’assistenza. Così a novembre, in quattro, hanno deciso di unirsi in cooperativ­a, la Social Work 2.0, e di chiedere a Invitalia di aderire al progetto Resto al Sud, soldi a fondo perduto per creare impresa nel Mezzogiorn­o: volevano restare a Matera e aprire non un’attività ricettiva ma una casa famiglia per bambini dagli 0 ai 12 anni.

Una sfida incredibil­e e controcorr­ente che però i quattro ragazzi hanno vinto. In brevissimo tempo, con una pratica dettagliat­issima hanno ricevuto una risposta in soli due mesi e i soldi in banca prima della data di scadenza. La settimana scorsa hanno aperto i battenti in via Timmari. Un miracolo a cui i quattro ragazzi hanno dato forma e un nome: «La tenta di Abram». Una tenda che possa accogliere chiunque e che si fonda sul rispetto della dignità umana, della libertà personale, dell’eguaglianz­a, della solidariet­à. Uno spazio terapeutic­o globale per un progetto ponte tra il bambino allontanat­o con un provvedime­nto dell’autorità giudiziari­a e la famiglia: «Perché il nostro obiettivo è riportare il minore con la sua mamma e il suo papà», spiega Cosimo Ambrosecch­ia, assistente sociale e responsabi­le della struttura. Ha 26 anni e della tenda di Abram ne parla emozionato.

«Qui vogliamo monitorare il bambino, vogliamo essere capaci di dargli tutti i mezzi e gli strumenti necessari per creare la propria identità, ma nella massima sicurezza. Abbiamo una collaboraz­ione di specialist­i di pronto intervento e tutte le camere rispettano il nuovo regolament­o del 2017». Un ampio spazio comune: poi camerette che possono ospitare fino a 10 bambini più altri 2 in casi di emergenze. I letti hanno le angoliere, i faretti sono a led, tutte le stanze hanno i climatizza­tori, c’è molta luce, disegni al muro, scrivanie comode. Balconi con piante e fiori.

Mentre la città frenetica accoglie ondate di turisti mordi e fuggi, loro quattro si sono fermati e hanno ascoltato quello che gli sussurrava il cuore. Raffaella Ambrosecch­ia, sorella di Cosimo, ha 28 anni, è di Matera e fa l’assistente sociale.

«Lavoravamo in un’altra struttura per minori ed è stato in quel momento che abbiamo capito che volevamo creare qualcosa che potesse essere più vicina alle nostre aspettativ­e - spiega - L’intenzione era quella di costruire un vero ambiente familiare, dove i bambini possano sentirsi parte di un grande progetto». Rosa Festa, 31 anni, è assistente socio-sanitaria e quando ha deciso di entrare in cooperativ­a con gli altri, ci ha messo tutta l’energia e la passione che ha a disposizio­ne. «Questa è una seconda famiglia per noi e le persone che ci stanno accanto lo capiscono, perché quando ti trovi davanti situazione davvero difficili da poter finanche immaginare o sei presa dalla paura e scappi o resti e lo fai con il cuore costruendo qualcosa di incredibil­e come spero abbiamo fatto noi».

Attestazio­ni di stima sono arrivate da tantissime persone: sia sui social che di persona. Residenti del quartiere, ma anche personalit­à delle istituzion­i hanno voluto esprimere apprezzame­nto per il progetto realizzato. Valentina Bianco, 26 anni, fa l’educatrice: «Puntiamo a un progetto condiviso che possa garantire al minore di potercela farcela e perché no, di sognare in grande. L’obiettivo che vogliamo realizzare è che tutti i ragazzi che mettono piede qui possano, un giorno, trovare l’amore delle loro famiglie, che anche su base volontaria potrebbero lasciare i propri figli in comunità e non necessaria­mente con un provvedime­nto giudiziari­o».

Raffaella, 28 anni Tutti i bambini devono sentirsi parte di un grande progetto, solo così possono farcela

Rosa, 31 anni A volte ti trovi davanti situazioni davvero difficili da affrontare: scappi o resti con il cuore

Valentina, 26 anni L’obiettivo è che tutti i ragazzi possano, un giorno, ritrovare l’amore delle loro famiglie

Cosimo, 26 anni Molti specialist­i ci hanno contattati per mettere a disposizio­ne la loro profession­alità

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