Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Emergenza migranti, spariti in 48»
L’emergenza in Basilicata ora non ha neanche un nome ma è solo un numero: 48. Sono i giovani migranti minorenni dei quali si sono perse le tracce da fine 2018: «Non sappiamo dove sono». A lanciare l’allarme è Vincenzo Giuliano, il garante regionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza di Basilicata, da sempre attento e impegnato alla salvaguardia dei diritti dei più deboli.
Come sarebbe a dire che sono spariti 48 migranti?
«Sì, sono spariti non abbiamo più traccia. A fine 2018 c’erano in Basilicata 168 minori, ovvero migranti non accompagnati la cui identificazione è già difficile. Ad oggi, di questi ragazzi ce ne sono solo 82. Vuol dire che si sono perse le tracce di altri 48, che non sappiamo dove sono».
È un dato allarmante... «Certamente lo è e rappresenta la vera emergenza in questo momento. Anche se questo dato va letto in maniera approfondita e dire con forza che bisogna coinvolgere le famiglie nei percorsi di reinserimento».
A Matera quattro ragazzi hanno fondato una coop e con i soldi del ministero sono riusciti ad aprire una casa famiglia, come giudica questa iniziativa?
«Certamente è una iniziativa lodevole ed è in aderenza con quanto suggerito e sollecitato proprio da me nel gennaio del 2017. Bisogna coinvolgere le famiglie nel processo di inserimento e inclusione sociale dei minori. Le famiglie come appendice alle case che accolgono i minori. Senza di loro non esiste un vero recupero».
Non solo vitto e alloggio quindi, ma anche progetti?
«E non solo i progetti, anche l’amore di un padre e di una madre. La Basilicata è la prima regione d’Italia per numero di famiglie disponibili ad accogliere e assistere i minori allontanati da casa con un provvedimento dei giudice, tra loro anche i migranti».
Come fare ad aiutare prima i minorenni in difficoltà?
«Assicurando l’esecuzione del cosidetto principio di necessità, secondo il quale siamo tenuti a dare ogni possibilità economica, ogni finanziamento utile per fare in modo che i minori non vengano prelevati dalle loro case».
E qualora fosse necessario? «In tal caso noi abbiamo comunità molto attente anche se è ancora poca la partecipazione delle famiglie al processo formativo. Dobbiamo utilizzarle di più, sono le vere risorse del sistema».