Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Così Foggia ripartirà con le periferie»
Il sindaco Franco Landella illustra progetti e prospettive: «Per il bilancio saranno anni decisivi «Dobbiamo completare l’Orbitale ovest che servirà per decongestionare il traffico cittadino»
«Cambiare il volto delle periferie cittadine non solo dal punto di vista della riqualificazione urbana, ma riagganciandole al resto della città, partendo da quartieri popolari come il Candelaro e il Cep. Recuperando la radice storica di Borgo Croci». Questa la sfida dei prossimi cinque anni del sindaco Franco Landella, alla guida del capoluogo dauno con un’amministrazione di centrodestra. Lui, unico sindaco azzurro di un capoluogo di provincia in Puglia, è stato rieletto dopo aver già guidato la città per 5 anni. Ventotto milioni di euro del progetto «Da periferia a periferia» e 5 per la rigenerazione urbana, le cospicue risorse ottenute, attraverso la partecipazione ai bandi nazionali e regionali, durante il precedente mandato.
Parte dalla cinta esterna della città il suo programma?
«Riparte sicuramente dalle tante progettualità avviate durante il primo mandato e come ho detto dai progetti già finanziati. Ma dobbiamo anche completare l’Orbitale ovest che servirà prima di tutto per decongestionare il traffico cittadino, e spostare su un asse viario esterno un carico oggi ancora troppo presente nel tessuto urbano. Ma soprattutto a breve dovrebbero partire i lavori della seconda stazione ferroviaria cittadina che intercetta l’Alta Capacità/ Alta Velocità».
Un progetto travagliato quello dell’Alta capacità?
«Abbiamo rischiato seriamente di essere bypassati dalla linea Bari-Napoli-Roma, se non fosse stato per un intervento in extremis. Non era per scontato che Foggia e la sua stazione, che storicamente è stata un importante snodo ferroviario sia sull’asse Adriatico che su quello che mette in collegamento il versante Adriatico con quello Tirrenico, rientrassero nelle fermate dei treni dell’Alta Capacità. È noto il problema dei tempi di ingresso e uscita nella nostra stazione».
Come dunque si è evitato quello che poteva essere un vero e proprio scippo per il territorio?
«Abbiamo consegnato nelle mani dell’ex ministro ai Trasporti, Graziano Delrio, e ai vertici di Rfi un dossier sull’importanza storica ed attuale della città da un punto di vista ferroviario. Solo dopo questo approfondimento abbiamo avuto la contezza che ci sarebbe stata la fermata di Foggia. Si tratta di un investimento di 15 milioni per la realizzazione della seconda stazione. A questi 15 milioni se ne aggiungeranno altri 20 milioni per le opere di urbanizzazione. Oltre alla stazione e’ prevista la costruzione di un parcheggio e un secondo hub per i trasporto su gomma. Rete Ferrovie Italia, in zona Salice-Cervaro e nella stazione centrale, sta già completando un piano di ammodernamento del fascio costituito da 11 binari che torneranno perfettamente operativi con un apparato tecnologicamente avanzato».
Il Comune di Foggia è tra i firmatari e beneficiari del Contratto istituzionale di sviluppo del Governo Conte. Quali progetti per la città?
«Abbiamo ottenuto il 10 per cento dei finanziamenti complessivi messi a disposizione, vedendo approvati sei interventi. Questo significa che le proposte che abbiamo presentato sono state ritenute utili e fattibili. I progetti ammessi a finanziamento riguardano la rifunzionalizzazione e messa a norma del mercato ortofrutticolo, la rifunzionalizzazione e la ristrutturazione di Palazzo D’Avalos, ubicato nel Parco regionale dell’Incoronata presso Masseria Giardino, con la relativa attività di divulgazione; il potenziamento e la diversificazione della produzione agroalimentare di “Masseria Giardino”. Sul piano culturale la realizzazione di un polo museale giordaniano, mentre su quello infrastrutturale prevediamo di garantire alla città un sistema di trasporto rapido elettrico, denominato, Bus Rapid Transit. Investiremo qualcosa come 74 milioni e 480mila euro».
I prossimi cinque anni saranno decisivi per il bilancio dell’ente sottoposto in questi anni ad una stretta e ad un controllo severo della Corte dei Conti. Ce la farà la città capoluogo?
«L’uscita dal decreto Salva Enti, forse con un anno d’anticipo, sarà la vera svolta per la città, visto che dal 2012 sono bloccati tutti gli investimenti».