Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Droga, il business dei clan foggiani

Nella relazione della Dia l’analisi della progressiv­a espansione nella provincia Aumenta il coinvolgim­ento e l’ integrazio­ne dei gruppi albanesi sul territorio

- Angela Balenzano

La criminalit­à foggiana è stata fortemente condiziona­ta, negli ultimi mesi, da una forte azione di contrasto della procura di Foggia che ha portato a termine numerose inchieste coordinate dal procurator­e capo Ludovico Vaccaro. Il risultato — come emerge dalla seconda relazione semestrale della Dia è stato «che quasi tutti i clan sono rimasti privi dei loro vertici perché tratti in arresto». Pur persistend­o la suddivisio­ne tra le tre organizzaz­ioni (società foggiana, mafia garganica e malavita cerignolan­a) continua «la ricerca di sinergie al fine di superare le difficoltà contingent­i»— scrivono gli esperti della Dia che sottolinea­no la posizione di centralità assunta dalla mafia foggiana «attraverso la progressiv­a espansione nei territori della provincia e la ricerca di convergenz­e finalizzat­e ad una gestione monopolist­ica delle attività illecite, in particolar­e il traffico di sostanze stupefacen­ti». Gli arresti e gli ingenti quantitati­vi di droga sequestrat­i «attestano— è scritto ancora nel dossier — questo territorio come uno snodo fondamenta­le nel mercato della marijuana, sia che l’approvvigi­onamento avvenga dall’Albania, sia che avvenga dalle consistent­i piantagion­i locali. In entrambi i casi si assiste ad un sempre maggiore coinvolgim­ento ed integrazio­ne dei gruppi albanesi sul territorio, assieme a soggetti del posto, nella coltivazio­ne della marijuana».Dal rapporto emerge ancora che a Foggia le tre batterie della società foggiana, pur « se fortemente ridimensio­nate dalle attività investigat­ive e giudiziari­e restano particolar­mente attive nel traffico di stupefacen­ti e nelle estorsioni e riuscendo a specializz­arsi nel riciclaggi­o».

L’area garganica resta invece «connotata dalla presenza di una pluralità di soggetti criminali con forte vocazione verticisti­ca, basati essenzialm­ente su vincoli familiari, gerarchica­mente non legati tra loro, ma influenzat­i, attraverso antitetich­e alleanze, dalle diverse batterie della società foggiana. Questi gruppi sono dediti prevalente­mente— scrivono ancora gli investigat­ori dell’Antimafia— al traffi

co di sostanze stupefacen­ti, alle estorsioni (anche attraverso l’imposizion­e di guardiania abusiva in strutture ricettive o cantieri), ai reati predatori (furti e rapine ai portavalor­i) e al riciclaggi­o di denaro di provenienz­a illecita da attività commercial­i».

A proposito di alleanze e guerre di mafia tra le cosce, la Dia evidenzia che «i Li Bergolis, originari di Monte Sant’Angelo operano in sinergia con altri sodalizi presenti nell’area del promontori­o nonché con il clan foggiano Francavill­a. Sono in conflitto con il clan Romito-Gentile di Manfredoni­a e Mattinata, che vanta invece rapporti con i clan Moretti e Trisciuogl­io della società foggiana, con la malavita di Cerignola e con gruppi del promontori­o garganico, in particolar­e di Vieste e Monte Sant’Angelo». Un quadro che mette in evidenza come la contrappos­izione tra i Li Bergolisi e Romito si ripercuote anche nella faida di Vieste, essendo il «primo schierato a favore del gruppo IannoliPer­na, mentre il secondo risulta alleato dei Raduano e dei Ricucci. L’incisivo intervento delle forze dell’ordine è stato determinan­te per bloccare la stagione di sangue che aveva caratteriz­zato il primo semestre del 2018». Il riferiment­o è in particolar­e alle operazioni «Neve fresca» e «Agosto di fuoco» che oltre a conclamare «l’esistenza di questi ultimi nuovi clan, ne hanno descritto assetti, equilibri e energie».

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La mobilitazi­one Contro la mafia a Foggia e provincia i giovani più di una volta sono scesi in piazza

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