Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La città fa pace con Umberto Giordano
Al compositore, nato centocinquanta anni fa, è stato già intitolato il celebre teatro cittadino Ora il Comune sta organizzando un evento per ricordare l’artista, figlio della Capitanata
Una musica invasa dalla speranza. «È merito degli archi» dice Tom Hanks. Poi arriva l’assolo di violoncello e «l’angoscia lascia il posto alla speranza» continua l’attore. È uno dei passaggi più intensi di Philadelphia, il capolavoro cinematografico che per primo, agli inizi degli anni ’90, ha affrontato la drammaticità di un tema come l’Aids e le discriminazioni di genere e che ha registrato una tra le più riuscite e intense performance attoriali di Tom Hanks. L’opera cui fa riferimento l’attore nel film è l’Andrea Chènier e, come sottolinea con un pathos da brividi, è di Umberto Giordano. E lo scandisce bene. Sì, quello stesso Umberto Giordano cui è dedicato il teatro di Foggia, quello stesso di Fedora e di Giove a Pompei. «La città a un certo punto si è riconciliata con lui» – racconta Anna Paola Giuliani che a Foggia è assessore comunale alla Cultura. «Nel 150° anniversario dalla sua nascita abbiamo organizzato qualcosa in suo onore e, badi bene, non scriva in sua memoria, perché la differenza è sostanziale nell’approccio che abbiamo nei confronti di questo figlio illustre di Foggia». Un compositore che l’Italia ha amato e che ama, che è stato interpretato dai big dell’opera, e che per essere degnamente celebrato, nel 2017, nell’anniversario dalla sua nascita, ha visto la costituzione di un comitato tecnico scientifico voluto dall’allora ministro ai Beni Culturali Dario Franceschini. Si sono poste le basi per la rinascita di un polo culturale a Foggia. E intorno a uno stesso progetto, in quell’anno, si sono ritrovati il sindaco Franco Landella, il direttore del Conservatorio «Umberto Giordano», Francesco di Lernia, il Direttore dell’Accademia di Belle Arti, Eva Belgiovine, il Prorettore dell’Università, Giovanni Cipriani, il presidente della Fondazione Banca del Monte di Foggia, Saverio Russo, il soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di BarlettaAndria-Trani e Foggia, Simonetta Bonomi, Enrico Sannoner dell’associazione Amici della Musica di Foggia e dal musicologo Guido Salvetti. Era il 2017 e qualcosa a Foggia era cambiato.
«Abbiamo sempre avuto una tradizione nella musica – racconta l’assessore Giuliani – ma quello è stato un momento importante. Abbiamo riportato in scena dopo 96 anni dalla sua unica interpretazione, Giove a Pompei. È stato un lavoro di squadra che ha messo in moto tutto il tessuto artistico e imprenditoriale. Abbiamo messo insieme Conservatorio, maestri d’orchestra, sarti, costumisti, tecnici e tutte quelle figure utili a riportare in vita questo libretto. Una produzione tutta foggiana, dalle scenografie e ai costumi. E dopo aver debuttato a Foggia è indimenticabile la performance negli scavi di Pompei»
Umberto Giordano nel corso della sua vita pare che a un certo punto abbia lasciato Foggia anche in modo polemico per andare a Milano, salvo rientrare a casa nell’ultimo periodo della sua vita. Di tempo ne è passato e ce n’è voluto, ma alla fine il grande compositore si è riconciliato con le sue radici e Foggia con il suo concittadino più illustre.