Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Io, sardo, così rilancerò il Foggia»

Il presidente Roberto Felleca racconta il suo progetto «Mi sono trasferito qui, sogno di tornare tra le big del calcio»

- Domenico Carella

Il Foggia riparte dalla Serie D e lo fa con Roberto Felleca alla guida. Sardo di Cagliari, il nuovo numero uno rossonero compirà 50 anni il 4 maggio, il giorno dopo la chiusura del campionato (trasferta a santa Maria Capua Vetere per affrontare il Gladiator) e a una manciata di giorni dalla fatidica data del 12 maggio 2020, in cui si festeggera­nno i cento anni del club. Un intreccio intrigante per il presidente, approdato sul pianeta-Foggia a fine dello scorso luglio dopo l’esperienza alla guida del Como, in D. Perché ha scelto Foggia?

«Ha tutte le componenti che rispecchia­no quella che è la mia idea di fare calcio. Uno stadio importante, una tifoseria straordina­ria, un calore incredibil­e».

Cosa conosceva del Foggia prima di diventarne il presidente?

«Tanto. Seguo il Foggia dagli anni di Zeman. Non sapevo che lo stadio fosse così bello e attrezzato. Non conoscevo la città e non ero mai stato in Puglia. Da quando sono qui sto apprezzand­o questa regione».

Ha già avuto modo di vedere qualcosa?

«Il Gargano l’ho girato tutto, poi Bari fino a Brindisi».

Quanto è cambiata la sua vita da quando è a Foggia?

«Moltissimo. Sono uno che quando inizia un progetto lo conduce in prima persona e mi sono dovuto trasferire qui. In altre realtà partivo il fine settimana per sbrigare le cose di ufficio, qui invece, torno a casa ogni tanto».

Lei è già stato proprietar­io del Como. In due stagione ha ottenuto un secondo e un primo posto in D. Come si vince questo campionato?

«Giocando in modo coperto, concreto, limitando gli errori e aspettando il gol. Questo è il modo per vincere questo campionato. Si vince con l’organizzaz­ione societaria, con la tifoseria (e per fortuna in questo siamo i numeri uno), con meno squalifich­e e infortuni possibili e con una rosa ampia. Tutti questi

aspetti possono darti un punto più per arrivare prima degli altri». Parliamo del sogno C»

«È molto presto. È un sogno, ha detto la parola giusta. Dobbiamo coltivarlo tutti insieme perché è l’anno più difficile, non solo perché si sta ripartendo, non solo per il centenario ma perché la Serie D è difficile. Contano quei fattori che le ho detto prima». Tra un anno o due dove si vede?

«Mi auguro nel Foggia e non in Serie D, poi il resto è un sogno ancora più grande». Si può crescere?

«Qui si possono mettere radici. Questa città qualcuno me l’ha descritta non brillante, invece a me piace. Mi piace il cibo, la gente, il clima... si sta bene. Qui si vive di calcio e noi proviamo a fare calcio». Obiettivi a lungo termine?

«Da tifoso e da protagonis­ta devo sognare in grande, ma devono funzionare diverse cose».

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La passione I tifosi del Foggia sono noti per il loro calore

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