Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Contro la piaga del caporalato ora lo Stato mostra i muscoli
Da gennaio ad agosto 4 arresti e undici denunce
Centonovanta aziende controllate, 28 lavoratori irregolari, 40 in nero. Quattro persone arrestate e 11 denunciate. Sono i numeri dei servizi anticaporalato messi a segno in provincia di Foggia dalle forze dell’ordine dal 1 maggio al 31 agosto scorso. Dall’agosto del 2018, quando sulle strade della provincia di Foggia, morirono 16 braccianti agricoli stranieri, vittime del caporalato, sono state numerose le azioni per contrastare il fenomeno del lavoro nero in Capitanata.
Azioni coordinate dalla prefettura e della procura di Foggia che da maggio ad agosto scorsi, quando il fenomeno è più evidente in concomitanza con la raccolta degli ortaggi, sono state 54 le ispezioni effettuate scoprendo 44 aziende irregolari. Numeri che testimoniano il grande lavoro che si sta svolgendo sul territorio ma anche la grande diffusione del caporalato. Un’attività illegale che non è solo una prerogativa dell’agricoltura di Capitanata. Negli ultimi tempi, infatti, le operazioni di polizia hanno accertato casi di sfruttamento del lavoro anche in altri settori, come quello della ristorazione e del turismo. Certamente l’agricoltura resta il canale privilegiato per i caporali. Una fonte dei caporali sono i ghetti, gli insediamenti abusivi. Come la ex pista di Borgo Mezzanone, la baraccopoli che sorge a pochi metri dal Cara, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Una struttura in via di smantellamento. Da aprile scorso procura e prefettura hanno dato vita ad un’operazione finalizzata all’abbattimento delle baracche abusive e allo sgombero del ghetto. Un ghetto dove, come hanno più volte accertato gli investigatori, la illegalità è di casa. Un ghetto dove droga, prostituzione e, anche, caporalato erano all’ordine del giorno. Fenomeni, in qualche modo legati tra loro, che gli inquirenti stanno cercando di arginare con numerose azioni repressione ma, soprattutto, di prevenzione.