Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il candidato ineluttabile e le colpe (gravi) degli avversari
Anche i più distratti sono consapevoli di una verità inoppugnabile: Michele Emiliano è l’uomo più forte nel centrosinistra ed è, per quella coalizione, il candidato alle Regionali con maggiori chance di successo. Non lo è per merito proprio, tutt’altro. Lo è per demerito dei suoi avversari. Sicché quasi tutti si sono convinti che sostenerlo possa essere l’unica possibilità per provare a rivincere le elezioni (non sarà facile). La domanda è conseguente. Perché mai Emiliano – nonostante una gestione non certo smagliante, l’allargamento disinvolto dell’alleanza e qualche disavventura giudiziaria – riesce a restare il migliore della squadra? La risposta non è difficile. Risiede nella tattica dilatoria messa in atto dagli avversari. Dapprima molto ben organizzata nel respingere, a giusta ragione, le primarie anticipate invocate da Emiliano già nel settembre 2018. In seguito sempre più disordinata: nessuno degli attori sulla scena ha davvero costruito le condizioni per una candidatura alternativa. L’area del dissenso – che a febbraio scorso si era addensata attorno a Sinistra italiana, Giusta causa e Puglia in più – è sembrata sul punto di partorire una prospettiva e una candidatura alternativa, poi si è dissolta. In maniera improvvida. Giusta causa ha concluso, sabato 12 ottobre, la propria assemblea chiedendo «risposte» a Emiliano, mentre toccava a lei darne una: chi si incarica di «incarnare» la ricca piattaforma programmatica discussa in quella iniziativa? A settembre l’ex eurodeputata Elena Gentile aveva sottoscritto, con i protagonisti dell’area del dissenso, un documento per riaffermare il concetto che prima di ogni altra cosa andasse discusso il programma. Solo che dopo 48 ore si è candidata alle primarie, tenendo all’oscuro i suoi compagni di cordata e perdendone il sostegno. Sinistra italiana sta pensando ad un proprio candidato di bandiera. Il senatore pd Dario Stefàno è tentato dall’idea di correre alle primarie oppure di non farlo ma sfidando Emiliano direttamente alle urne: il che avrebbe il solo effetto di indebolire il centrosinistra. Il consigliere regionale Fabiano Amati, infine, non ha sciolto la riserva. Ogni attore continua a giocare la propria partita tattica e non si trova chi voglia mettere cuore e cervello al servizio di un’idea alternativa alla gestione Emiliano. La tattica fa premio anche sul coraggio e tutti finiscono con il trascurare che una candidatura concordata al momento giusto (era settembre, come sottolineato su queste pagine) potesse avere due utili caratteristiche: catalizzare su di sé l’area del dissenso e offrire al protagonista la possibilità di girare la Puglia, guadagnando in popolarità. In conclusione: se va bene ci sarà abbondanza di candidati e la vittoria certa del più forte (Emiliano). Se va male ci sarà la già disponibile ma indebolita Gentile e l’outsider Leo Palmisano. Emiliano così non ha rivali. A meno che, è un ragionamento che circola in queste ore, non si aspetti un provvedimento giudiziario per tenere il governatore fuori dalla competizione. È una teoria complottarda, ma non è politica.