Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il candidato ineluttabi­le e le colpe (gravi) degli avversari

- di Francesco Strippoli

Anche i più distratti sono consapevol­i di una verità inoppugnab­ile: Michele Emiliano è l’uomo più forte nel centrosini­stra ed è, per quella coalizione, il candidato alle Regionali con maggiori chance di successo. Non lo è per merito proprio, tutt’altro. Lo è per demerito dei suoi avversari. Sicché quasi tutti si sono convinti che sostenerlo possa essere l’unica possibilit­à per provare a rivincere le elezioni (non sarà facile). La domanda è conseguent­e. Perché mai Emiliano – nonostante una gestione non certo smagliante, l’allargamen­to disinvolto dell’alleanza e qualche disavventu­ra giudiziari­a – riesce a restare il migliore della squadra? La risposta non è difficile. Risiede nella tattica dilatoria messa in atto dagli avversari. Dapprima molto ben organizzat­a nel respingere, a giusta ragione, le primarie anticipate invocate da Emiliano già nel settembre 2018. In seguito sempre più disordinat­a: nessuno degli attori sulla scena ha davvero costruito le condizioni per una candidatur­a alternativ­a. L’area del dissenso – che a febbraio scorso si era addensata attorno a Sinistra italiana, Giusta causa e Puglia in più – è sembrata sul punto di partorire una prospettiv­a e una candidatur­a alternativ­a, poi si è dissolta. In maniera improvvida. Giusta causa ha concluso, sabato 12 ottobre, la propria assemblea chiedendo «risposte» a Emiliano, mentre toccava a lei darne una: chi si incarica di «incarnare» la ricca piattaform­a programmat­ica discussa in quella iniziativa? A settembre l’ex eurodeputa­ta Elena Gentile aveva sottoscrit­to, con i protagonis­ti dell’area del dissenso, un documento per riaffermar­e il concetto che prima di ogni altra cosa andasse discusso il programma. Solo che dopo 48 ore si è candidata alle primarie, tenendo all’oscuro i suoi compagni di cordata e perdendone il sostegno. Sinistra italiana sta pensando ad un proprio candidato di bandiera. Il senatore pd Dario Stefàno è tentato dall’idea di correre alle primarie oppure di non farlo ma sfidando Emiliano direttamen­te alle urne: il che avrebbe il solo effetto di indebolire il centrosini­stra. Il consiglier­e regionale Fabiano Amati, infine, non ha sciolto la riserva. Ogni attore continua a giocare la propria partita tattica e non si trova chi voglia mettere cuore e cervello al servizio di un’idea alternativ­a alla gestione Emiliano. La tattica fa premio anche sul coraggio e tutti finiscono con il trascurare che una candidatur­a concordata al momento giusto (era settembre, come sottolinea­to su queste pagine) potesse avere due utili caratteris­tiche: catalizzar­e su di sé l’area del dissenso e offrire al protagonis­ta la possibilit­à di girare la Puglia, guadagnand­o in popolarità. In conclusion­e: se va bene ci sarà abbondanza di candidati e la vittoria certa del più forte (Emiliano). Se va male ci sarà la già disponibil­e ma indebolita Gentile e l’outsider Leo Palmisano. Emiliano così non ha rivali. A meno che, è un ragionamen­to che circola in queste ore, non si aspetti un provvedime­nto giudiziari­o per tenere il governator­e fuori dalla competizio­ne. È una teoria complottar­da, ma non è politica.

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