Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
QUALE AUTONOMIA PER UN ALTRO SUD
Il dibattito sul Mezzogiorno avviato su queste colonne riaccende un tema fondamentale, che però non vive solo di fondi, comunque necessari per le nostre Regioni; esistono altre questioni aperte. Un primo tema riguarda il modo in cui la Puglia – non da sola – si prepara alla ridefinizione delle autonomie regionali, appuntamento da non trascurare e tantomeno stemperare in ottimismi o inutili speranze di rivalse contro il Nord, «ricco e avaro». Le scelte imminenti ci impongono un interrogativo di fondo: dire un no secco alle autonomie previste dal nuovo testo costituzionale o, al contrario, superare il diffuso equivoco di un neoregionalismo, e fare i conti con un’inedita stagione di politiche di sviluppo, che passino attraverso un welfare per il Mezzogiorno, e per una democrazia partecipata più autentica e produttiva.
La radicalizzazione della vicina Catalogna è un tragico errore, sfuggito a centralisti e autonomisti ad oltranza. Ma anche la radicalizzazione finanziaria di certe regioni del Nord, che puntano a crescere sui cocci di ogni principio di solidarietà nazionale, è un abbaglio inquietante, ai limiti di un separatismo peggiore del federalismo unilaterale. Se autonomie nuove vi saranno, pure le culture del governo regionale dovranno cambiare al Sud, e stringere i tempi delle politiche di coesione e integrazione sociale, a partire dall’importanza della vita materiale della gente e dal reddito da lavoro.
Vi è poi una seconda riflessione, che riguarda la necessità di un grande aggiornamento della mentalità cristallizzata nel nostro ceto politico e nelle strutture dei partiti meridionali, Puglia compresa. I partiti purtroppo operano in vista delle diverse tornate elettorali, con le solite alchimie che attribuiscono ai nomi più fedeli, o più utili, cariche pubbliche e direzione di enti vari. Questa tendenza consolidata corrisponde a una pratica quotidiana di semplice galleggiamento sulla situazione così com’è, e per di più ha generato un orientamento che è causa, e insieme giustificazione, della politica per organigrammi e per voti da conquistare, come un vero bottino di potere. La verità è che la democrazia nel Mezzogiorno si è nuovamente dissolta nello spolverio degli interessi, i quali, se ieri finivano in buona dose nelle maglie della Democrazia cristiana, oggi si nascondono in rapporti oscuri e in figure di bassa gestione. Il rilancio del Sud passa attraverso il superamento di questi lacci, per inaugurare un sistema dei partiti più aperto, e una classe dirigente più disponibile al ricambio e al supporto dell’intelligenza del territorio.