Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Anche le case abusive finiscono in eredità Al San Paolo chi se ne va le cede ad altri occupanti
Nel mirino chi riceve un alloggio popolare
Alcuni residenti giurano si tratti di un sistema diffuso – per la serie «fanno quello che vogliono e si sistemano i figli» - ma fino ad ora l’unico caso ufficiale era quello denunciato dallo stesso amministratore unico di Arca Puglia la scorsa settimana in commissione consiliare a Palazzo di Città: una donna lascia ai figli la sala condominiale occupata abusivamente per anni, dopo aver ottenuto una casa popolare.
In realtà, pare che i casi siano ben più di uno. Succederebbe sempre nello stesso quartiere, il San Paolo, dove altre tre famiglie – anche queste nel frattempo trasferitesi in alloggi popolari dopo il regolare passaggio in graduatoria – avrebbero «ceduto» la casa illegittimamente occupata da anni, ad altri nuclei. Nei primi due casi il passaggio sarebbe avvenuto in favore di parenti prossimi. Nell’ultimo, addirittura, l’alloggio abusivo sarebbe stato oggetto di «regolare compravendita», ceduto cioè a terzi alla conveniente cifra di 5mila euro circa. E se rimane il dubbio che quattro casi possano configurare «un sistema» (ma i bene informati giurano che sono molti di più), ecco che la do36, manda rimane sempre la medesima: a chi spetta, alla consegna dell’alloggio popolare legittimamente ottenuto, pretendere la riconsegna delle chiavi di quello occupato (qualora si tratti di alloggio popolare o di sala condominiale) o la demolizione di quello ad hoc costruito (come nel caso dei portici chiusi), in un’ottica di ripristino della legalità?
La risposta si perde nel rimpallo di responsabilità tra gli enti preposti. Il punto potrebbe essere oggetto del tavolo che a breve dovrebbe insediarsi in Prefettura per discutere di azioni a contrasto del fenomeno dell’abusivismo. Del resto, una fitta interlocuzione tra Arca e Prefettura è in corso già da tempo, esattamente dal momento in cui l’Agenzia regionale ha deciso di porre un freno alle anticipazioni delle morosità derivanti proprio dalle occupazioni abusive (perché non recuperabili, dicono dall’Arca), innescando conseguenze come quelle vissute dagli inquilini della Palazzina di via Candura trasformati in «prigionieri in casa «perché rimasti per mesi senza ascensore».
Il fenomeno, però, dev’essere spacchettato: partiamo dalle sale condominiali. I locali in questione sono privi di ogni requisito di abitabilità, circostanza che non solo espone i nuclei che ci vivono a potenziali rischi, ma che gravano sui costi dell’intera autogestione a causa degli allacci abusivi nelle forniture idrico-elettriche.
Altra questione sono invece gli appartamenti ricavati sotto i portici dei palazzi semplicemente alzando muri senza alcuna autorizzazione. Il lievitare dei costi finisce così per gravare sui legittimi assegnatari che, invece, pagano regolarmente le utenze e che sono costretti a subire disservizi di ogni genere.
In un incontro di pochi giorni fa, nella sede del Sunia a Japigia, erano in tanti a lamentarsi – ad esempio – dello stato di degrado delle palazzine in cui vivono. «Per debellare questo fenomeno – spiega Nicola Zambetti, segretario regionale del Sunia – è necessario che presso il Comune si insedi un tavolo tecnico-politico tra amministrazione comunale, Arca e sindacati degli inquilini. Bisogna affrontare la questione coinvolgendo la Prefettura, per tutti i risvolti sociali e di ordine pubblico che potrebbero verificarsi».
Il caso Altre tre famiglie trasferitesi in alloggi popolari avrebbero «ceduto» la casa illegittimamente occupata da altri nuclei
Il tavolo Se ne discuterà in Prefettura per discutere di azioni a contrasto dell’abusivismo