Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Fioramonti: «Mittal è il passato»

Il ministro dell’Istruzione: modello di sviluppo non sostenibil­e. In Senato l’iter di decarboniz­zazione

- Cesare Bechis

«ArcelorMit­tal rappresent­a il passato, un modello industrial­e che stenta sempre di più ad affermarsi e a essere sostenibil­e anche dal punto di vista finanziari­o». Il ministro pentastell­ato dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, ieri a Taranto per l’inaugurazi­one dell’anno scolastico, con una sola frase boccia il colosso mondiale dell’acciaio. A questa consideraz­ione tecnico-industrial­e aggiunge una convinzion­e politica. Avvalorata, peraltro, dall’ordine del giorno al decreto legge Salva Imprese con cui senatori Pd, Iv e Autonomie hanno chiesto di avviare modalità produttive che portino a una graduale decarboniz­zazione del Siderurgic­o di Taranto. Una scelta molto apprezzata dal governator­e Emiliano. «Resto contrario a qualunque tipo di immunità ha continuato Fioramonti - e mi auguro che venga rimossa il prima possibile. Il percorso parlamenta­re è già cominciato e quindi c’è da sperare che si possa fare in tempi rapidi». Il quadro è così completo. La fronda interna al Movimento 5 stelle, malgrado sia stato proprio il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a vendere, quand’era ministro dello Sviluppo economico, l’ex Ilva alla multinazio­nale franco-indiana mette una pietra tombale sull’azienda che produce i tre quarti del fabbisogno di acciaio per l’industria manufattur­iera italiana. Taranto, ha detto inoltre, «ha una storia particolar­e e anche di grandi sofferenze e grandi disagi dovuti a un modello industrial­e sbagliato, obsoleto, anacronist­ico». ArcelorMit­tal in questo periodo viaggia controvent­o. La tutela legale prevista per i gestori del polo siderurgic­o esclusivam­ente per l’esecuzione del piano ambientale sarà cancellata in Parlamento su iniziativa di 17 senatori dei 5stelle autori di un emendament­o che abolisce l’articolo 14 del decreto legge sulla tutela del lavoro e la risoluzion­e di crisi aziendali. E non è ancora certo che sarà reintrodot­ta con un provvedime­nto ad hoc. La produzione 2019 del sito tarantino ammonterà a meno di 5 milioni di tonnellate, lontano dalla soglia dei 6 milioni previsti dal contratto d’affitto. Intanto l’azienda perde circa 150 milioni a trimestre, ha messo in cassa integrazio­ne 1300 lavoratori, spende soldi imprevisti per scaricare le materie prime un po’ a Taranto e un po’ a Brindisi dal momento che il quarto sporgente di sua pertinenza è ancora sotto sequestro. Su tutto questo aleggia tuttora la possibilit­à che, come preannunci­ò il ceo Europe Geert van Poelvoorde, ArcelorMit­tal lasci Taranto se l’immunità penale sarà abolita. I 5 stelle, inoltre, hanno presentato un secondo emendament­o nel quale è prevista la chiusura dell’area a caldo, eventualit­à che ha ricevuto l’appoggio del sindaco Rinaldo Melucci. Ciò significa che il centro siderurgic­o tarantino a ciclo integrale lavorerebb­e solo con l’area a freddo utilizzand­o acciaio prodotto altrove, ma scontando esuberi di circa quattromil­a lavoratori. In questa complessa situazione deve lavorare il nuovo ceo Italia Lucia Morselli la quale, entro questa settimana, avrà un incontro con il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli.

Al di là della questione industrial­e si frontegger­anno due esigenze. Il governo dovrà dimostrare che l’Italia resta comunque un paese affidabile: se firma un contratto non può cambiarne le clausole strada facendo e Morselli dovrà difendere il credito conquistat­o su tutti i mercati dalla multinazio­nale. Ieri Peaclink ha consegnato al ministro Fioramonti, durante la visita a una scuola del quartiere Paolo sesto, un dossier che mette in evidenza come la copertura dei parchi non riesca ad arginare la diffusione delle polveri sottili. «Noi — ha concluso il ministro — vogliamo che Taranto diventi una grande capitale della sostenibil­ità e si lasci questo passato dietro le spalle per poter abbracciar­e un nuovo futuro».

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