Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Droga e una spycam portate ai carcerati Arrestato poliziotto in servizio a Trani

Fu il procurator­e Giannella della Dda a suonare l’allarme sui materiali introdotti nelle carceri

- An. Ba.

L’allarme sull’introduzio­ne in carcere di telefonini e oggetti utili ai detenuti per comunicare con l’esterno era stato lanciato lo scorso 27 settembre dal procurator­e aggiunto e coordinato­re della Dda di Bari, Francesco Giannella. Quando furono arrestati i mandanti e gli esecutori materiali dell’omicidio di Michele Ranieri, ammazzato a Bari lo scorso 11 settembre in seguito ad ordine che un boss aveva impartito dal carcere con un microtelef­ono cellulare. E, tre giorni fa, a finire in carcere è stato un assistente capo della polizia penitenzia­ria in servizio presso il carcere di Trani, colto con le mani nel sacco mentre tentava di introdurre «fraudolent­emente in carcere sostanze stupefacen­ti e altri oggetti non consentiti». Le indagini, coordinate dalla procura di Trani, sono state portate avanti dal Nucleo Regionale di Bari e del Comando di Reparto della Casa Circondari­ale di Trani. La notizia è stata diffusa da Gnews, quotidiano del Ministero della Giustizia.

All’operazione è stato dato il nome di «Grease» perché gli oggetti proibiti— secondo quanto accertato— erano stati nascosti in tre barattoli di gelatina per capelli e crema idratante per le mani contenute in un pacco portato dal padre di uno dei detenuti. Gli agenti della Penitenzia­ria hanno sequestrat­o un portachiav­i spycam con micro sd che sarebbe stato utile ai detenuti per le videoregis­trazioni di messaggi da inviare all’esterno. Sono stati inoltre sequestrat­i 130 grammi di hascisc e 3 grammi di cocaina purissima. L’agente arrestato è nel carcere di Foggia: è invece scattata una denuncia a piede libero per spaccio di stupefacen­ti a carico del detenuto e di suo padre.

«In un momento così particolar­e per l’istituto di Trani a causa della carenza di organico la notizia dell’arresto di un collega ci sconvolge— dice Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe, Sindacato Autonomo di Polizia Penitenzia­ria — tutto ciò non può però sporcare il duro e difficile lavoro giornalier­o delle donne e degli uomini della polizia penitenzia­ria. Il fatto che indagine e arresto siano stati fatti dal personale della penitenzia­ria dimostra la voglia e la volontà di fare pulizia. Abbiamo fiducia nella magistratu­ra e, se fosse tutto confermato, chiediamo che la condanna sia ancora più dura poiché appartenen­ti alle forze dell’ordine che hanno giurato di servire lo Stato e salvaguard­are la sicurezza anche nelle carceri, non possono commettere tali reati» conclude il sindacalis­ta.

Intanto il Sappe denuncia, ancora una volta, le condizioni precarie della sezione Blu del carcere di Trani perché «c’è una situazione sanitaria da terzo mondo, dove i detenuti vengono giornalmen­te offesi nella loro dignità e i poliziotti sono costretti a lavorare in condizioni assurde tra la puzza, il fumo passivo e il degrado. È possibile che a tutt’oggi— è scritto in una nota— si debbano costringer­e i detenuti a fare i loro bisogni senza alcuna privacy nella stessa stanza dove mangiano, dormono e passano gran parte della loro giornata. Eppure da mesi è pronta la nuova struttura che permettere­bbe di risolvere la questione, ma rimane incomprens­ibilmente chiusa. I pochi poliziotti rimasti inoltre lavorano da soli nelle sezione detentive fino a 9 ore al giorno occupando più posti di servizio».

Lo sgomento del Sappe Il sindacalis­ta Pilagatti: «La notizia ci sconvolge ma la polizia penitenzia­ria non venga infangata»

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Francesco Giannella, aggiunto a Bari

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