Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Per la combine tra Galatina e Maglie pena ridotta a Renis
Sconto di pena in appello per l’ex giocatore del Toma Maglie Antonio Renis, trentottenne, di Copertino, accusato di avere condizionato una partita del campionato di Eccellenza, per favorire la promozione della Asd Pro Italia Galatina dietro la promessa di essere ingaggiato come allenatore per la stagione successiva. I giudici della Corte d’Appello di Lecce hanno rivisto la condanna nei suoi confronti (un anno di reclusione e pena sospesa), abbassandola a dieci mesi e venti giorni. Renis, difeso dall’avvocato Anna Inguscio, è alla sbarra con l’accusa di illecito sportivo per un episodio risalente alla stagione calcistica 2015-2016 e relativo alle partita tra Galatina e Maglie disputatasi il 3 aprile 2016 e persa dalla compagine magliese. Renis quel giorno era in panchina, perché infortunato. Il processo in cui è coinvolto l’ex giocatore – oggi allenatore del Leverano - è quello scaturito dall’operazione «Off side», condotta nel maggio 2018 dalla squadra mobile di Lecce, con cui gli investigatori stroncarono il tentativo di rinascita del clan Coluccia della Scu, che aveva esteso i suoi interessi anche nel mondo del pallone. Insieme a Renis, il processo d’Appello ha riguardato anche Luciano Coluccia, settantenne di Noha, ritenuto il boss dell’omonimo clan e alla data dei fatti presidente della Asd Pro Italia Galatina, ed il figlio Pasquale Danilo, di 38 anni. I due, stando all’accusa, avrebbero alterato – offrendo anche somme di denaro – il risultato di alcune partite del campionato regionale di Eccellenza pugliese, al fine di favorire la promozione della squadra galatinese nella categoria superiore. Per entrambi confermate le condanne di primo grado: 9 anni e 4 mesi per Luciano, 9 anni per il figlio. In solido con Renis, erano stati condannati a risarcire la Figc (10.000 euro), costituitasi parte civile. L’avvocato di Renis, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza, ha già preannunciato l’intenzione di ricorrere in Cassazione. L’allenatore salentino, per gli stessi illeciti, lo scorso luglio è stato già assolto dalla giustizia sportiva.