Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Fotovoltai­co, nel mirino nove concession­i

Autorizzaz­ioni «facili» per l’affitto di nove mega parchi solari in città

- Postiglion­e

Sono le autorizzaz­ioni «facili» il cuore dell’inchiesta sulla maxi-truffa del fotovoltai­co scoperta a Matera. Nel mirino degli inquirenti l’affitto di nove mini parchi di pannelli solari in città che in realtà sono rimasti solo sulla carta.

La truffa degli impianti fotovoltai­ci a Matera e provincia assume dimensioni molto preoccupan­ti. L’indagine della Procura diretta da Pietro Argentino prosegue intensamen­te e anzi è a un punto importante. Già da qualche giorno sono in corso le notifiche dei 415 bis, ovvero gli avvisi di chiusura delle indagini preliminar­i con le quale i pm contestano ad oltre sessanta indagati i capi di imputazion­e contestati dai quali dovranno andarsi a difendere davanti al giudice per le indagini preliminar­i nel corso della prima udienza che potrebbe tenersi già entro fine anno. Le accuse vanno dall’associazio­ne a delinquere, alla truffa ai danni dello Stato fino alla frode. Ma l’inchiesta, così come si apprende da fonti qualificat­e, è solo la punta di un iceberg. Pare infatti che i magistrati (e non solo quelli materani ma anche veneti) stiano indagando anche sulle concession­i troppo di subaffitti di nove parchi fotovoltai­ci tra Matera e provincia. Una grandezza di circa 40 campi di calcio che certamente non passano inosservat­i. Eppure, secondo quanto sarebbe stato accertato dalle prime indagini, in parte culminate con l’emissione del 415 bis, la società QCII Basilicata s.r.l. sarebbe stata in grado di ottenere la gestione di quegli spazi senza alcun problema, di averli addirittur­a spezzettat­i 242 volte creando microsocie­tà tutte create con uno scopo ben preciso: truffare lo Stato e ottenere fondi sia comunitari che governativ­i. Un veneto e due tedeschi le menti della truffa. Sarebbero stati loro ad eseguire calcoli precisi in grado di creare impianti che non superano 1 megawatt di potenza, ovvero il limite massimo entro il quale si riescono ad ottenere il maggior numero di incentivi possibili. Eccolo il sistema escogitato per incassare i contributi che altrimenti non sarebbero spettati e che invece hanno portato reddito nelle case. Mentre due giorni fa la Guardia di Finanza di Bolzano ha eseguito un sequestro disposto dalla Corte dei Conti del Veneto, la procura di Matera ha chiuso le indagini per circa sessanta persone. Sono perlopiù imprendito­ri del settore, ma ci sono anche tecnici, ingegneri e prestanome che hanno poi intestato le società che la QCII Basilicata s.r.l. creava. Ognuno di quelle aziende faceva capo al colosso e la truffa è stata scoperta grazie all’indagine solerte delle Fiamme Gialle. A Bolzano, dove ha sede legale la società «madre», sono arrivate richieste di rimborsi Iva. Ma non è quello il punto. Quello che ha fatto insospetti­re gli investigat­ori è che le società che chiedevano il rimborso avevano lo stesso nome e lo stesso indirizzo a Bolzano e venivano distinte tra loro solo da un numero progressiv­o.

Maxi inchiesta

Sono oltre sessanta le persone coinvolte: imprendito­ri, ingegneri, tecnici, amministra­tori

E intanto la giunta regionale ha espresso «il parere sfavorevol­e» nei confronti di un progetto per la realizzazi­one di un «impianto per la produzione di energia elettrica da fonte eolica e relative opere di connession­e, costituito da 16 aerogenera­tori nei comuni di Castelgran­de, Muro Lucano, Rapone e San Fele, e che avrebbe interessat­o «aree a qualità ambientale intrinseca alta e moderatame­nte alta». A darne notizia, l’assessore regionale all’Ambiente, Gianni Rosa.

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Inchiesta della Procura di Matera sui rimborsi per gli impianti fotovoltai­ci

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