Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il terrore a scuola «Vogliono uccidere tuo padre»
Più di trecento vedette a controllare Japigia. Entrare o uscire dal quartiere senza essere notati era impossibile anche per i poliziotti della squadra mobile che indagavano sugli scontri a fuoco degli ultimi due anni. Le «stese», le «cacciate» o lo spaccio di stupefacenti «venivano spesso continuati anche in perdurante regime di arresti domiciliari— è scritto nelle carte—visto che la ferrea vigilanza sui tetti dei palazzi del quartiere rende, di fatto, praticamente impossibile una azione a sorpresa delle forze di polizia e che la convivenza in uno stesso stabile di un intero condominio di soggetti pregiudicati, il più delle volte rende possibile l’uso di nascondigli e metodi di occultamento dei proventi dello spaccio e della sostanza da cedere impossibile da scoprire dalla polizia giudiziaria».
È nella zona delle cosiddette «case basse», tra via Giorgio La Pira, via Archimede, via Gentile che la droga viene nascosta. Cocaina e eroina sono spesso sistemate nei palazzoni del rione o nelle cantine che sono collegate tra loro. In quegli stessi luoghi vengono occultate anche armi e munizioni «perchè il quartiere sembra essere quanto mai fornito» scrivono gli inquirenti nelle carte.
Quel quadrilatero è attentamente monitorato dalle vedette del clan appostate, ma soprattutto ben nascoste, in tutti i punti strategici.
Raccontando il contesto nel quale sono state fatte le indagini che hanno portato ai 24 arresti, gli inquirenti hanno evidenziato che «intervenire in quel quartiere è davvero pericoloso. Le forze dell’ordine ha detto il pm Ettore Cardinalisono state esposte, e in alcuni momenti, sono state davvero coraggiose nell’intervenire nei confronti di questi personaggi sempre armati, sempre pronti a sparare, sempre pronti a manifestare la loro caratura criminale. Quando nell’aprile del 2017 - ha detto ancora il pm— ci fu l’arresto in flagranza di tre sodali del clan Palermiti erano tutti armati di mitragliette con i colpi in canna. È stato un miracolo che non ci sia stato uno scontro a fuoco e, solo la professionalità delle forze dell’ordine ha evitato conseguenze».
Nei sequestri fatti nei due anni di indagine e durante le perquisizioni della notte scorsa, sono stati sequestrati armi, droga e denaro contante. È stato ipotizzato un giro di affari milionario, pari a quasi
60mila euro di utile al giorno. Gli affari del gruppo si estendevano addirittura fuori regione, tanto che il blitz ha interessato anche le province di Roma, Lecce, Rimini e Chieti.
Il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, commentando gli esiti dell’inchiesta ha parlato di «omertà assoluta» riferendosi, in particolare, al contenuto di una intercettazione nella quale Domenico Milella, braccio destro di Eugenio Palermiti e reggente del gruppo, si rammarica perché i compagni di scuola della figlia le avevano detto: “Busco vuole uccidere tuo padre”. Questa è la mafia - ha aggiunto ancora Volpe - il fardello pesante che grava su quel quartiere, l’omertà assoluta pur in presenza di una consapevolezza di quello che succede».
«Noi facciamo gli ipocritiha detto il procuratore aggiunto Giannella, coordinatore della procura Antimafia- cominciamo e pensare che non è un mondo separato da quello delle cosiddette persone perbene, ma si interseca con quello». Il magistrato ha infatti ricordato che tra i clienti dei pusher di Japigia c’erano tante persone della «Bari bene».