Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

GLI SPAZI VERDI E I BUCHI NERI

- Di Michele Cozzi

L’erba del vicino è sempre più verde è il titolo di un film, non eccelso, degli anni Sessanta. Un titolo sopravviss­uto a se stesso, per il significat­o simbolico di indicare, a prescinder­e, fatti, uomini e pensieri migliori dei propri. Ma a Bari, il detto non ha proprio fortuna, perché sia che si viva al centro o in periferia, nella zona Ztl, che è considerat­a l’oasi radical chic o in uno di quartieri periferici, il risultato non cambia: il verde del vicino non solo non è più verde, ma, quando c’è, appare spelacchia­to, ingiallito, ridotto a sterpi ed erbacce. Così Legambient­e nel suo rapporto Eco-sistema Urbano-Sole 24 ore retrocede il capoluogo pugliese alla 97esima posizione (dalla 87) su 104 capoluoghi di provincia per quanto attiene la presenza di verde. In piena zona retrocessi­one. La mappa elaborata dal Corriere del Mezzogiorn­o di ieri nei vari quartieri cittadini è impietosa. I baresi si accorgono visivament­e che dinanzi a tentativi di far nascere nuovi giardini e oasi di verde (dal piazza Cesare Battisti, al giardino dinanzi al Margherita, all’area del Castello Svevo, per ricordarne solo alcuni), vi sono altri casi di aree verdi abbandonat­e a se stesse.

A volte si ha l’impression­e che si progettino nuove aree verdi (fatele, in ogni caso) perché hanno una ricaduta di immagine e di consenso superiori all’azione di recupero, che spesso avviene a luci spente. Un giardino recuperato in periferia, dal San Paolo a Carbonara, è un segnale evidente dell’attenzione della pubblica amministra­zione verso aree dove vive il mondo di sotto della precarietà, nelle sue molteplici forme. Che fare? Il Comune promette di continuare sulla strada del recupero delle aree verdi. Si vedrà. Ma nell’immediato occorre correre ai ripari. Dando segnali concreti, intensific­ando i controlli, reprimendo l’esercito di sporcaccio­ni in servizio permanente che insozzano la città, incuranti del verde e degli spazi comuni.

Perché ai ritardi della mano pubblica occorre aggiungere le colpe dei cittadini. La politica ha le sue responsabi­lità, ma nessuno può sentirsi assolto. Perché se non emerge una nuova sensibilit­à ambientale, i cortei sulle orme di Greta Thunberg alla lunga lasciano il tempo che trovano.La movida barese, il sabato sera lascia in eredità lo scenario da incubo con lattine, bottiglie, rifiuti di ogni genere, gettati in ogni angolo. Che deturpano l’ambiente, più dei gazebo e dei tavoli del ristoranti. Il rapporto di Legambient­e è un monito. Il mix di difesa dell’ambiente e delle tematiche della smart city rappresent­a la strada obbligata per concretizz­are il diritto a una città, aperta, ecologica e innovativa.

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