Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Così ho vinto l’oro europeo» Dell’Aquila re del taekwondo
Vito Dell’Aquila, trionfo all’Europeo di taekwondo «Avevo il tabù del bronzo, mi sembra un sogno»
Non poteva esserci compleanno migliore. Vito Dell’Aquila ha compiuto domenica 19 anni. L’ha fatto con una prestigiosa medaglia al collo: oro europeo di taekwondo, categoria -58 kg. Il PalaFlorio di Bari ha esultato per la performance del campione pugliese. Ragazzo made in Mesagne, come l’olimpionico Carlo Molfetta, ha vissuto giovedì il «suo» giorno speciale. Quattro vittorie, una dopo l’altra. Col piglio dei «big».
Ora si può dire: il grande talento è diventato grande. Vito Dell’Aquila, partiamo dalla medaglia d’oro?
«Vincere un Europeo è fantastico, farlo in casa ancora di più. Ricorderò questa vittoria fino alla fine della mia carriera. Anzi, per tutta la vita».
Per lei è la “prima” a questi livelli.
«È il primo grande titolo tra i grandi dopo tanti bronzi. Non so dire se me l’aspettavo. Certamente sapevo di poter fare bene ma il tabù del bronzo mi condizionava. Ce l’ho fatta e mi sembra un sogno».
Qual è stato il momento più difficile della sua giornata trionfale?
«Gli incontri sono stati tutti complicati. A parte la semifinale, ho dovuto lottare con tutti. Diciamo che è stata una giornata incredibilmente intensa».
Possiamo dire che adesso l’Olimpiade è più vicina?
«Manca ancora un passo. Virtualmente sono qualificato, ma non ancora matematicamente. L’ultimo appuntamento dell’anno è il Gp Final, che si terrà a Mosca. Non ho fatto calcoli, credo debba arrivare in semifinale per ottenere la qualificazione. O comunque devo vincere almeno il primo incontro e sperare che il coreano Jang Jun, imbattuto, continui a non perdere».
Si sente un punto di riferimento per i giovani pugliesi? «In questo momento direi di sì. Ma non perché lo dica io, bensì perché lo dicono gli altri e mi fa piacere. Molti bambini e molti loro genitori mi hanno scritto e detto di considerarmi un esempio. Sono belle parole».
Quali sono state invece le parole di Carlo Molfetta?
«Era contentissimo, mi ha detto che finalmente ci ho creduto. Lui è sempre stato certo delle mie capacità, io non tanto. Per lui non è una sorpresa, per me lo è».
Ha vinto davanti ai suoi tifosi.
«Sugli spalti c’erano i miei genitori, persone della mia palestra, il maestro, gli amici. Il loro supporto mi ha dato la giusta carica».
Quando ha iniziato il suo percorso nel taekwondo si aspettava questi risultati?
«Assolutamente no, ho iniziato per combattere la mia timidezza, non credevo che il taekwondo potesse darmi una carriera, un lavoro».
Oggi, ogni volta che sale sul tatami, percepisce che gli altri la temono?
L’orgoglio
Molti bambini e molti loro genitori pugliesi mi hanno scritto e detto di considerarmi un esempio, sono le parole più belle
Il maestro
Carlo Molfetta è stato felice, lui è sempre stato certo delle mie capacità, io non tanto: per lui non è una sorpresa, per me lo è stata
«Dipende dagli avversari: per alcuni posso essere favorito, per altri un semplice avversario. Non mi sento il più forte, ma nemmeno il più scarso».
A livello europeo però fa parte della categoria top.
«C’è un gruppetto di atleti che si equivale e io sono tra quelli. A livello mondiale ci sono i coreani, che rompono le uova nel paniere (ride, ndr)».
Quanto è dura batterli? «È difficile, ma ci credo. Negli ultimi incontri ho combattuto con Jang Jun e ho perso di poco. Lo voglio battere».