Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La rabbia di Taranto contro Mittal
Gli operai confusi: «Spiegateci che fine faremo». Il sindaco Melucci: «Addio che sa di ricatto»
La comunicazione è arrivata poco prima delle 14. ArcelorMittal ha annunciato il recesso del contratto sottoscritto con il governo per il fitto del Siderurgico di Taranto dopo la cancellazione dello «scudo» penale per i manager in caso di mancato rispetto del piano ambientale. La notizia ha sorpreso gli oltre 8 mila operai dell’acciaieria, che stamane attraverso il Consiglio di fabbrica in agenda alle 9.30, con tutte le sigle sindacali presenti, decideranno le forme di mobilitazione. Nel pomeriggio invece sarà l’azienda ad essere ricevuta dal premier Giuseppe Conte, che ha promesso il massimo impegno del governo per salvare i posti di lavoro ed evitare la reale chiusura dell’acciaieria.
Confusione, preoccupazione, rabbia. I lavoratori dello stabilimento siderurgico di Taranto sono ormai spossati per la prolungata incertezza che regna sulla fabbrica e sul loro futuro. Ieri, dopo l’annuncio di ArcelorMittal di restituire allo Stato gli asset di Taranto, Genova e Novi Ligure, inquietudine e nervosismo si sono impadroniti di quanti erano al lavoro. Chiedevano ai rappresentanti sindacali quale potesse essere il loro destino dopo questa iniziativa del ceo Lucia Morselli. Risposta difficile anche perché il governo, nel frattempo, ha convocato l’azienda per questo pomeriggio e i ministri con il premier Conte erano in riunione per affrontare il dossier ex Ilva. «Per questo governo - ha dichiarato il presidente del Consiglio – la questione Ilva ha la massima priorità. Ho convocato i vertici di ArcelorMittal, faremo di tutto per tutelare investimenti produttivi, livelli occupazionali e per proseguire il piano ambientale». Fim, Fiom e Uilm si sono limitati a convocare per oggi alle 9.30 i sessanta delegati del consiglio di fabbrica per individuare le opportune forme di mobilitazione. «Siamo di fronte a un vero e proprio ricatto della multinazionale – è scritto in una nota – e di una mancata programmazione di politiche industriali da parte del governo che continua a non affrontare un tema scottante come il futuro ambientale, occupazionale e industriale di Taranto e di tutto il Mezzogiorno». Non c’è Usb, che proprio questa mattina è stata convocata al Mise dal ministro Stefano Patuanelli. Si preannunciano iniziative forti anche se sono in molti a essere convinti che si tratta di una partita a scacchi
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L’ex ministro Claudio De Vincenti Il piano industriale e ambientale più avanzato al mondo è stato vanificato dall’emendamento che ha cancellato la certezza del diritto per l’investitore Migliaia di posti di lavoro sono a rischio per questo motivo
nella quale l’ultima mossa di ArcelorMittal costituisce l’avvio di una trattativa per ottenere uno sconto sul canone di affitto (180 milioni) e, poi, sul prezzo di acquisto (1.8 miliardi) dell’ex Ilva, la restituzione dello scudo legale per gli adempimenti ambientali, la revisione soft dell’Aia, la libertà di dichiarare nuovi esuberi. D’altra parte l’arrivo di un amministratore delegato dalla forte impronta di tagliatore di teste come Lucia Morselli difficilmente si inquadra nella semplice gestione della dismissione degli asset anche perché sta ricreando attorno a sé la stessa squadra di manager che aveva alle acciaierie di Terni.
Nel primo pomeriggio di ieri i lavoratori hanno ricevuto una lettera nella quale la ceo Morselli annunciava che «non è possibile gestire lo stabilimento senza le protezioni legali definitivamente rimosse con la mancata conversione in legge del relativo decreto. Non è possibile esporre dipendenti e collaboratori a potenziali azioni penali». E dava disposizione per attuare «un piano di ordinata sospensione di tutte le attività produttive a cominciare dall’area a caldo che è la più esposta ai rischi derivanti dall’assenza di protezioni legali». Il piano sarà coordinato da Wim Van Gerven, AMI chief operation officer. La circostanza che ha lasciato sorpresi i rappresentanti sindacali è che, in mattinata, avevano avuto un incontro con il nuovo direttore del personale, Arturo Ferrucci, il quale non ha detto nemmeno una parola sulla decisione dell’azienda che i lavoratori avrebbero appreso qualche ora dopo. Numerosissime le reazioni. «Il piano ambientale e industria
L’ambientalista Alessandro Marescotti La chiave interpretativa è che è impossibile mettere a norma Afo 2 entro la data fissata dalla magistratura L’ex Ilva ha impianti pericolosi e fuori norma che richiedono investimenti che non verranno mai effettuati
le più avanzato al mondo – commenta l’ex ministro Claudio De Vincenti - è stato vanificato dall’emendamento che ha cancellato la certezza del diritto per l’investitore. Migliaia di posti di lavoro sono a rischio. Il governo corregga immediatamente la norma».
Alberto Dal Poz, presidente Federmeccanica, sostiene che «un paese che non rispetta gli impegni presi con investitori stranieri perde credibilità e quindi perde la fiducia anche all’estero. Cambiare le regole del gioco significa andare contro le necessità del paese». Secondo Alessandro Marescotti (Peacelink) «la chiave interpretativa è che è impossibile mettere a norma AFO2 entro la data fissata dalla magistratura. E’ caduta la foglia di fico. Ilva ha impianti pericolosi e fuori norma che richiedono investimenti che non verranno mai fatti». «Se tale disimpegno dovesse essere confermato dice Antonio Marinaro, presidente di Confindustria, la città e la sua provincia subiranno a breve ripercussioni irreversibili, trascinando con sé pezzi interi di economia di tutto il Paese». Un fiume di parole e dichiarazioni mentre Taranto, sette anni dopo il sequestro dell’area a caldo, è ripiombata nell’incubo.
Emiliano La fabbrica uccide Lo scudo penale è inutile per chi rispetta la legge