Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Emiliano: «Inaccettabile Meglio se l’acciaieria non fosse mai esistita»
Dalle opposizioni parte l’attacco al governo
Michele Emiliano considera «inaccettabile» l’abbandono del Siderurgico da parte di Mittal. Ma riconferma la propria posizione: «Sarebbe stato meglio che l’Ilva non fosse mai esistita». Emiliano ma anche il sindaco di Taranto, Melucci, fanno capire che dietro la scelta ci siano motivazioni economiche. I partiti di centrodestra attaccano pesantemente il governo giallorosso..
Michele Emiliano commenta con una lunga nota l’addio di Mittal e conclude così: se l’azienda andasse via «lascerebbe una bomba ecologica irrisolta e migliaia di disoccupati; e questo è inaccettabile». Parole dure sul disimpegno di Mittal. Ma sbaglierebbe chi pensasse che Emiliano abbia cambiato idea sul Siderurgico. Lo dice chiaramente: «Confermo quello che ho sempre detto sull’Ilva: se non fosse mai esistita sarebbe una fortuna per la Puglia e per Taranto. Ma la fabbrica esiste, uccide cittadini e operai, è totalmente illegale come dimostra lo stesso management di ArcelorMittal, che senza una immunità penale speciale intima con arroganza allo Stato italiano di riprendersi la fabbrica entro 30 giorni». Parole chiare: l’azienda chiede troppo quando esige lo scudo penale. «Il nostro ordinamento – dice Emiliano – già prevede la non punibilità di chi osserva la legge. E ricordo a me stesso che l’Aia (autorizzazione integrata ambientale) è legge dello Stato». Allora, secondo Emiliano, il punto dolente risiede altrove. Il governatore prova a individuarlo con domanda retorica: «Si saranno forse accorti che hanno firmato un contratto che non reggono economicamente? E soprattutto che l’altoforno 2 è in uno stato così deteriorato da non essere utilizzabile se non a costi altissimi»? Quindi la risposta secca: «Si saranno di certo accorti che a 4 milioni di tonnellate, come limite produttivo, non riescono a mantenere gli impegni occupazionali che hanno sottoscritto».
Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, è cauto, attende risposte da Roma ma avanza una riflessione: «Sbagliano tutti quelli che in queste ore gridano allo scandalo, in favore del gestore (Mittal, ndr) dimenticando ogni minima delicatezza verso Taranto. Non è a causa dello scudo penale che rischiamo di perdere l’acciaio, ma per quello che Mittal ci sta facendo vedere da settimane. Per esempio, sul camino E312 e per la resistenza contro l’introduzione di una valutazione del danno sanitario». Insomma anche il sindaco, come Emiliano, sostiene che il venir meno dell’immunità penale sia un pretesto e che dietro ci siano altre ragioni, soprattutto economiche. La vice ministra Teresa Bellanova (Iv) si augura che l’azienda «receda dai propositi annunciati» in modo da evitare «la perdita di 20mila posti di lavoro e lo smottamento della filiera dell’acciaio».
L’eurodeputato Raffaele Fitto (Fdi) invita alla saggezza: «Se Mittal abbandona Taranto e la siderurgia italiana, l’ex Ilva sarà destinata a un futuro incerto non solo sul piano occupazionale ma anche ambientale. Impegniamoci tutti responsabilmente a disinnescare questa “bomba sociale”». I partiti di centrodestra sparano alzo zero. «Governo rossogiallo incapace, vada a casa» dice Fdi. «Si va verso il fallimento del distretto industriale di Taranto» sostiene il segretario della Lega, Luigi D’Eramo. «È arrivato il momento di nazionalizzare la fabbrica» propone Nico Bavaro di Sinistra italiana. Il verde Angelo Bonelli si schiera per l’eliminazione dell’immunità penale: «In nessun Paese al mondo esiste per un’attività industriale».
Tacciono i 5 Stelle pugliesi, sostenitori della chiusura della fabbrica, salvo ricredersi successivamente. Per i dem parla il consigliere regionale Fabiano Amati: «La decisione di Mittal – dice – è una sciagura: nessuna attività sostitutiva sarebbe in grado di fare il 12% del Pil pugliese».