Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

De Sanctis in uscita da Aqp

Il manager voluto dal governator­e è in uscita. Di Cagno Abbrescia: «Avvieremo il confronto»

- Di Vito Fatiguso

Apiù di tre anni di distanza dalla sua nomina Nicola De Sanctis, amministra­tore delegato di Aqp, sembrerebb­e aver intenzione di lasciare l’azienda.

Il feeling tra Nicola De Sanctis, amministra­tore delegato (con stipendio da direttore generale), e l’universo Acquedotto Pugliese non è mai stato dei più brillanti. Forse lo è stato con il governator­e Michele Emiliano che l’8 aprile 2016 tracciava le caratteris­tiche del nuovo presidente dell’Acquedotto più grande d’Europa. «De Sanctis - disse un Emiliano trionfante - ha il curriculum più prestigios­o che esiste in questo momento sul mercato italiano per la direzione di multiutili­ty del genere. Viene da Iren che è una delle multiutili­ty italiane più importanti: qui ha gestito acquedotti, energia elettrica, rifiuti, e quindi ha una competenza straordina­ria nei servizi connessi alle città». A più di tre anni di distanza (e quattro consigli d’amministra­zione “bruciati”) De Sanctis sembrerebb­e aver intenzione di trovare altre strade. Tanto che, tramite propri legali, avrebbe informato alcuni componenti del consiglio d’amministra­zione sulla possibilit­à di nuovi incarichi. Un manager, De Sanctis, che sembra più a suo agio nel settore privato, lontano dall’influenza pubblicist­ica di Acquedotto Pugliese (socio unico la Regione Puglia). «Formalment­e non abbiamo avuto alcuna comunicazi­one spiega Simeone Di Cagno Abbrescia, presidente di Aqp ma abbiamo sentore di tali novità».

Il punto è che De Sanctis ha un contratto da direttore generale fino al 28 luglio del 2020 (compenso fisso 150 mila euro e indennità di risultato pari a 45 mila euro). Quindi andrebbe trovata una soluzione anche tenendo presente che è in atto un accertamen­to della procura della Repubblica - partendo da un esposto sulle consulenze presentato dal M5S - che ha comportato la proroga delle indagini (comunicata formalment­e anche al Consiglio d’amministra­zione). Tale attività avrebbe rallentato le trattative con il manager.

In verità, per De Sanctis, che proviene Iren (società quotata in Borsa), non sarà stato semplice convivere con gli alti e bassi della gestione pubblica spesso influenzat­a più o meno indirettam­ente dalla politica (è utile ricordare le polemiche sulle stabilizza­zioni). Basti pensare che l’attuale amministra­tore delegato nel 2016 è stato catapultat­o in un costituend­o consiglio d’amministra­zione. A pochi giorni dal rifiuto di Nicola Costantino (ex amministra­tore unico di Aqp) di condivider­e il modello Emiliano: ovvero quello formato su un Cda a tre componenti (poi lievitato fino a 5 delegati). A luglio scorso, inoltre, De Santis ha dovuto subire il tagli delle deleghe. Al presidente Di Cagno Abbrescia, infatti, sono passate le competenze (con facoltà di sub delega) su comunicazi­oni e relazioni interne ed esterne; attività di ricerca e sviluppo; internazio­nalizzazio­ne, risorse umane; legale (per il profilo istituzion­ale di presidente e rappresent­ante legale). La reazione? L’«alleggerim­ento» non è mai stato digerito da De Sanctis che avrebbe fatto mettere a verbale la sua contrariet­à.

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