Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Giustizia svenduta, prima udienza a Lecce

- Claudio Tadicini

Al via a Lecce il processo con rito ordinario a carico dell’ex gip di Trani Michele Nardi, accusato – insieme all’ex pubblico ministero Antonio Savasta ed al magistrato Luigi Scimé – di avere intascato tangenti e regalie, per pilotare l’esito di inchieste e processi in favore di alcuni imprendito­ri baresi.

La prima udienza sulla «giustizia svenduta» al Tribunale di Trani è stata celebrata ieri mattina davanti ai giudici leccesi della seconda sezione penale in composizio­ne collegiale (presidente Pietro Baffa) ed è stata riservata per la discussion­e sull’ammissibil­ità – o meno – delle parti civili che si sono costituite nel corso dell’udienza preliminar­e, davanti al gup Cinzia Vergine. E cioè dell’Avvocatura dello Stato - per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero dell’Interno e del Ministero della giustizia - dell’Ordine degli avvocati di Trani, e degli imprendito­ri Paolo Tarantini e Flavio D’Introno.

Quest’ultimo è colui che ha raccontato ai magistrati di avere consegnato a giudici e pubblici ministeri oltre due milioni di euro nonché Rolex e diamanti. I due dicasteri sono stati citati in giudizio come responsabi­li civili dalle restanti parti civili.

L’inammissib­ilità – per ruolo o fatti - è stata sollevata in aula dagli avvocati Domenico Mariani e Salvatore Arnesano, difensori di Nardi: l’ex gip è detenuto dal gennaio scorso a Matera ed ha seguito l’udienza dalla cella di sicurezza insieme all’altro coimputato, il poliziotto Vincenzo Di Chiaro, che avrebbe funto da anello di collegamen­to tra D’Introno, Nardi e Savasta, ponendosi al servizio dell’imprendito­re per avvicinare gli ex pm e gip tranesi. Sulla questione preliminar­e - condivisa anche dall’avvocata Tiziana Tandoi, che difende Di Chiaro - i giudici si pronuncera­nno il prossimo 13 novembre.

A processo con rito ordinario c’è anche l’avvocatess­a Simona Cuomo, che avrebbe dato «veste legale» alle iniziative dell’imprendito­re coratino D’Introno e mediato coi magistrati, accusata insieme ai due imputati Nardi e Di Chiaro di associazio­ne per delinquere finalizzat­a alla corruzione in atti giudiziari e di altri reati.

«Smonteremo le accuse», annuncia l’avvocato Mariani, difensore di Nardi, al quale è stata negata la possibilit­à di avere un pc in carcere per studiare le carte dell’inchiesta e che – invece - nella presunta «cricca» avrebbe ricoperto il ruolo di capo, promotore ed organizzat­ore, almeno stando ai pubblici ministeri Roberta Licci e Giovanni Gallone ed alle dichiarazi­oni dello stesso D’Introno, il principale accusatore dell’ex gip. Il coratino, teste chiave nel processo ed indagato, da circa un mese è in carcere per scontare una condanna residua di 4 anni e mezzo per usura, rimediata proprio nell’ambito di uno dei processi che sarebbero stati manipolati con mazzette e regali. Alla sbarra in ordinario ci sono pure Gianluigi Patruno, accusato di calunnia e di concorso in corruzione insieme a Savino Zagaria, ex cognato di Savasta.

Proprio Savasta, che ha ottenuto i domiciliar­i dopo avere collaborat­o, insieme al magistrato Luigi Scimé e ad altri tre imputati, ha scelto invece il rito abbreviato: il processo inizierà il prossimo 20 novembre.

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I giudici leccesi del processo con il rito orinario cominciato ieri a Lecce Alla sbarra l’ex gip di Trani, Michele Nardi

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