Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Giustizia svenduta, prima udienza a Lecce
Al via a Lecce il processo con rito ordinario a carico dell’ex gip di Trani Michele Nardi, accusato – insieme all’ex pubblico ministero Antonio Savasta ed al magistrato Luigi Scimé – di avere intascato tangenti e regalie, per pilotare l’esito di inchieste e processi in favore di alcuni imprenditori baresi.
La prima udienza sulla «giustizia svenduta» al Tribunale di Trani è stata celebrata ieri mattina davanti ai giudici leccesi della seconda sezione penale in composizione collegiale (presidente Pietro Baffa) ed è stata riservata per la discussione sull’ammissibilità – o meno – delle parti civili che si sono costituite nel corso dell’udienza preliminare, davanti al gup Cinzia Vergine. E cioè dell’Avvocatura dello Stato - per conto della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero dell’Interno e del Ministero della giustizia - dell’Ordine degli avvocati di Trani, e degli imprenditori Paolo Tarantini e Flavio D’Introno.
Quest’ultimo è colui che ha raccontato ai magistrati di avere consegnato a giudici e pubblici ministeri oltre due milioni di euro nonché Rolex e diamanti. I due dicasteri sono stati citati in giudizio come responsabili civili dalle restanti parti civili.
L’inammissibilità – per ruolo o fatti - è stata sollevata in aula dagli avvocati Domenico Mariani e Salvatore Arnesano, difensori di Nardi: l’ex gip è detenuto dal gennaio scorso a Matera ed ha seguito l’udienza dalla cella di sicurezza insieme all’altro coimputato, il poliziotto Vincenzo Di Chiaro, che avrebbe funto da anello di collegamento tra D’Introno, Nardi e Savasta, ponendosi al servizio dell’imprenditore per avvicinare gli ex pm e gip tranesi. Sulla questione preliminare - condivisa anche dall’avvocata Tiziana Tandoi, che difende Di Chiaro - i giudici si pronunceranno il prossimo 13 novembre.
A processo con rito ordinario c’è anche l’avvocatessa Simona Cuomo, che avrebbe dato «veste legale» alle iniziative dell’imprenditore coratino D’Introno e mediato coi magistrati, accusata insieme ai due imputati Nardi e Di Chiaro di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari e di altri reati.
«Smonteremo le accuse», annuncia l’avvocato Mariani, difensore di Nardi, al quale è stata negata la possibilità di avere un pc in carcere per studiare le carte dell’inchiesta e che – invece - nella presunta «cricca» avrebbe ricoperto il ruolo di capo, promotore ed organizzatore, almeno stando ai pubblici ministeri Roberta Licci e Giovanni Gallone ed alle dichiarazioni dello stesso D’Introno, il principale accusatore dell’ex gip. Il coratino, teste chiave nel processo ed indagato, da circa un mese è in carcere per scontare una condanna residua di 4 anni e mezzo per usura, rimediata proprio nell’ambito di uno dei processi che sarebbero stati manipolati con mazzette e regali. Alla sbarra in ordinario ci sono pure Gianluigi Patruno, accusato di calunnia e di concorso in corruzione insieme a Savino Zagaria, ex cognato di Savasta.
Proprio Savasta, che ha ottenuto i domiciliari dopo avere collaborato, insieme al magistrato Luigi Scimé e ad altri tre imputati, ha scelto invece il rito abbreviato: il processo inizierà il prossimo 20 novembre.