Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Sonetto 2014» un primitivo che non tradisce
Iterreni che coprono l’area di coltivazione del Primitivo di Manduria, come molti sanno, sono di diversa natura : sabbiosi, bianchi, neri e rossi. Ad ogni colore corrisponde una diversa granulometria del suolo e una diversa composizione minerale e chimica, che dovrebbero segnare in modo riconoscibile, almeno a grandi linee, i vini che in questi terreni vengono prodotti. Ogni differenza andrebbe sottolineata e valorizzata, sino ad arrivare a disegnare una mappa dei terreni con l’identificazione delle vigne. È quella che grosso modo dovrebbe corrispondere ad una «zonazione» del territorio. Perché credo che accanto al Primitivo di Manduria che oggi viene commercializzato con così ampio successo, debba necessariamente trovare spazio anche un primitivo di Manduria meno generico che faccia riferimento alle zone e quindi ai vigneti ed alla loro età.
In attesa che qualcosa in questo senso si muova, apprezziamo questo Sonetto 2014, ottenuto da vigne vecchie (50-70 anni), coltivate ovviamente ad alberello, non filtrato e non refrigerato. Colore rubino profondo cromaticamente ineccepibile. All’olfatto come si conviene dominano profumi che ricordano frutta matura di ciliegia, mora, gelso nero, arricchiti da note di erbe di macchia mediterranea su fondo di cioccolato e pepe nero. In bocca risulta corposo, con abbondanza di frutto e note speziate dolci di cannella e vaniglia. Vino complesso dal piglio moderno, ma che non tradisce la sua origine.