Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Poveri cristi» tutti di corsa La strana gara fra i Sassi portando una croce in spalla
Cinquanta partecipanti che arrivano da tutta l’Italia, ciascuno per esorcizzare (e mettere in spalla) problemi e paure
Abbracciare la propria croce e condividerla. Con «La corsa dei poveri cristi». A Matera, oggi, a partire dalle 10:30 in piazza Pascoli. Cinquanta partecipanti a fronte di oltre cento iscritti, metteranno simbolicamente in spalla una croce di oltre due metri, naturalmente di gomma piuma, e prenderanno parte alla gara.
Non ci sarà un vero e proprio vincitore: il primo posto sul podio è assicurato dalla voglia stessa di esserci. L’iniziativa è del regista materano, Luca Acito, il quale ha trovato il sostegno della Fondazione Matera Basilicata 2019 e della comunità, attraverso un crowfunding con cui sono stati raccolti i fondi necessari alla copertura delle spese dell’evento. «È entusiasmante vedere la risposta della gente che ha dimostrato subito un grande spirito di squadra e una empatia fuori dal comune», commenta l’organizzatore.
Eterogenea la tipologia di concorrenti. Ci sono donne e uomini di tutte le età, classi sociali e provenienza. Giungono da tutta l’Italia, ciascuno per rappresentare la sofferenza, non solo propria, ma della categoria di appartenenza. C’è ad esempio Donatella, 40 anni. È di Matera, ma vive a Milano per lavoro: «La mia croce – racconta al Corriere del Mezzogiorno -è quella di lavorare in un call center. Raggiungo con sacrificio il posto di lavoro: a causa di un trasferimento di sede, prima ci mettevo venti minuti e adesso un’ora e mezza. Inoltre i clienti sono sempre scortesi: devi interagire con loro mantenendo la calma il più possibile. È un impiego molto pesante e partecipo alla gara perché voglio liberarmene. Sento di valere molto di più e vorrei ampliare il mio ventaglio di possibilità occupazionali».
Anche Mario, 38 anni, fornisce la sua testimonianza: «Lavoro in ambito industriale e porto la croce delle morti bianche. Intendo divulgare questo tema di cui mi occupo anche in azienda, perché ci sia più sensibilità rispetto a una tragedia purtroppo frequente. Voglio dare voce alle vittime e ai familiari, affinché tanto dolore non passi inosservato». Sulla croce di Luciano c’è invece la scritta “burocrazia”: «Ho 64 anni. Dopo quarantaquattro anni di servizio come collaboratore scolastico sono andato in pensione. Ho difficoltà a far valere i miei diritti. Pur rivolgendomi all’Inps, al Provveditorato agli studi e pur seguendo la prassi, trovo solo porte chiuse e mille ostacoli per accedere a quanto mi spetta. Mi rimandano da una parte all’altra, in un vortice di lungaggini e procedure. Credo che la burocrazia sia la croce di moltissimi italiani».
Tante insomma le difficoltà da condividere. E non mancano quelle che gli organizzatori chiamano con ironia i “grandi classici”: c’è chi ha indicato come croci la suocera, il marito, o «la moglie – racconta qualcuno - che stressa, perché non dimentichi di utilizzare l’ammorbidente per il bucato in lavatrice». Molto frequente poi la malinconia per la distanza dalla propria terra e dai cari, tra pendolari ed emigrati in cerca di strade migliori. Ieri i “poveri cristi” si sono radunati sulla murgia per conoscersi. Oggi sfileranno per quattro chilometri tra i Sassi, esorcizzando così le angosce più disparate, ma anche più comuni a tutti gli esseri umani. La corsa è questo: condivisione, comunione. Un momento che faccia comprendere come si possa essere comunque felici, sotto una croce che non schiaccia, ma che diventa in tal caso motivo di incontro. Come per ogni gara, infine, non mancheranno la radiocronaca in diretta sui social, e la giuria. Saranno quarantanove su cinquanta i premiati. Chi rimane escluso, uno solo, “il povero cristo tra i poveri cristi”, sarà il vincitore morale della prima edizione.