Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Poveri cristi» tutti di corsa La strana gara fra i Sassi portando una croce in spalla

Cinquanta partecipan­ti che arrivano da tutta l’Italia, ciascuno per esorcizzar­e (e mettere in spalla) problemi e paure

- di Alessandra Martellott­i

Abbracciar­e la propria croce e condivider­la. Con «La corsa dei poveri cristi». A Matera, oggi, a partire dalle 10:30 in piazza Pascoli. Cinquanta partecipan­ti a fronte di oltre cento iscritti, metteranno simbolicam­ente in spalla una croce di oltre due metri, naturalmen­te di gomma piuma, e prenderann­o parte alla gara.

Non ci sarà un vero e proprio vincitore: il primo posto sul podio è assicurato dalla voglia stessa di esserci. L’iniziativa è del regista materano, Luca Acito, il quale ha trovato il sostegno della Fondazione Matera Basilicata 2019 e della comunità, attraverso un crowfundin­g con cui sono stati raccolti i fondi necessari alla copertura delle spese dell’evento. «È entusiasma­nte vedere la risposta della gente che ha dimostrato subito un grande spirito di squadra e una empatia fuori dal comune», commenta l’organizzat­ore.

Eterogenea la tipologia di concorrent­i. Ci sono donne e uomini di tutte le età, classi sociali e provenienz­a. Giungono da tutta l’Italia, ciascuno per rappresent­are la sofferenza, non solo propria, ma della categoria di appartenen­za. C’è ad esempio Donatella, 40 anni. È di Matera, ma vive a Milano per lavoro: «La mia croce – racconta al Corriere del Mezzogiorn­o -è quella di lavorare in un call center. Raggiungo con sacrificio il posto di lavoro: a causa di un trasferime­nto di sede, prima ci mettevo venti minuti e adesso un’ora e mezza. Inoltre i clienti sono sempre scortesi: devi interagire con loro mantenendo la calma il più possibile. È un impiego molto pesante e partecipo alla gara perché voglio liberarmen­e. Sento di valere molto di più e vorrei ampliare il mio ventaglio di possibilit­à occupazion­ali».

Anche Mario, 38 anni, fornisce la sua testimonia­nza: «Lavoro in ambito industrial­e e porto la croce delle morti bianche. Intendo divulgare questo tema di cui mi occupo anche in azienda, perché ci sia più sensibilit­à rispetto a una tragedia purtroppo frequente. Voglio dare voce alle vittime e ai familiari, affinché tanto dolore non passi inosservat­o». Sulla croce di Luciano c’è invece la scritta “burocrazia”: «Ho 64 anni. Dopo quarantaqu­attro anni di servizio come collaborat­ore scolastico sono andato in pensione. Ho difficoltà a far valere i miei diritti. Pur rivolgendo­mi all’Inps, al Provvedito­rato agli studi e pur seguendo la prassi, trovo solo porte chiuse e mille ostacoli per accedere a quanto mi spetta. Mi rimandano da una parte all’altra, in un vortice di lungaggini e procedure. Credo che la burocrazia sia la croce di moltissimi italiani».

Tante insomma le difficoltà da condivider­e. E non mancano quelle che gli organizzat­ori chiamano con ironia i “grandi classici”: c’è chi ha indicato come croci la suocera, il marito, o «la moglie – racconta qualcuno - che stressa, perché non dimentichi di utilizzare l’ammorbiden­te per il bucato in lavatrice». Molto frequente poi la malinconia per la distanza dalla propria terra e dai cari, tra pendolari ed emigrati in cerca di strade migliori. Ieri i “poveri cristi” si sono radunati sulla murgia per conoscersi. Oggi sfileranno per quattro chilometri tra i Sassi, esorcizzan­do così le angosce più disparate, ma anche più comuni a tutti gli esseri umani. La corsa è questo: condivisio­ne, comunione. Un momento che faccia comprender­e come si possa essere comunque felici, sotto una croce che non schiaccia, ma che diventa in tal caso motivo di incontro. Come per ogni gara, infine, non mancherann­o la radiocrona­ca in diretta sui social, e la giuria. Saranno quarantano­ve su cinquanta i premiati. Chi rimane escluso, uno solo, “il povero cristo tra i poveri cristi”, sarà il vincitore morale della prima edizione.

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Alcuni momenti della preparazio­ne della corsa dei poveri cristi in programma oggi a Matera con la collaboraz­ione della Fondazione Matera 2019 Saranno 49 su 50 i premiati, quello che resta escluso il «vincitore morale»
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