Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il pianoforte parla il russo Le note palpitanti di Trifonov con dedica a Rachmanino­v

- di Fabrizio Versienti

Il pianoforte è uno strano strumento; sembra non avere più segreti finché non arriva qualche nuovo talento che ne sfrutta risorse e possibilit­à ancora nascoste. Daniil Trifonov ad esempio. Tanto affascinan­te a vedersi, con quella gestualità delle mani che non sembrano battere i tasti per produrre il suono ma «suscitarlo» dalla tastiera con gesto ampio e misterioso, quanto inaudito nella timbrica e nella musicalità. Nel terzo album che il giovane talento russo dedica a Rachmanino­v, un compositor­e al quale lo lega una speciale intimità, basterebbe il primo brano a lasciare a bocca aperta. È una trascrizio­ne per pianoforte, opera dello stesso Trifonov che sembra aderire interament­e alla spirituali­tà e alla ricerca del «tempo perduto» di Rachmanino­v: il primo movimento di The Silver Sleigh Bells (simboli, slitta e campane, dell’animo russo), in origine un brano per orchestra e coro, viene affrontato da Trifonov con il solo pianoforte. Ma che visionarie­tà in questa versione che porta sulla tastiera un legato delicatiss­imo e infinito, un respiro lungo che sa accogliere una fitta trama di trilli a restituire con precisione il suono delle campane da slitta. Ma tutto l’album Destinatio­n Rachmanino­v: Arrival, pubblicato dalla Deutsche Grammophon, suona come un miracolo di tecnica e sensibilit­à. Con un’altra breve e affascinan­te trascrizio­ne (Vocalise), nonché il primo e il terzo Concerto per pianoforte affrontati con la Philadelph­ia Orchestra (che nel 1920 già li suonava con lo stesso Rachmanino­v, esule in America, come solista). Il «Rach 3» è un mito assoluto per tormento e virtuosism­o, ma Trifonov ne dà una lettura superiore, in chiave di ricordo e di preghiera.

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Trifonov sulla copertina del disco e sopra Rachmanino­v
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