Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il pianoforte parla il russo Le note palpitanti di Trifonov con dedica a Rachmaninov
Il pianoforte è uno strano strumento; sembra non avere più segreti finché non arriva qualche nuovo talento che ne sfrutta risorse e possibilità ancora nascoste. Daniil Trifonov ad esempio. Tanto affascinante a vedersi, con quella gestualità delle mani che non sembrano battere i tasti per produrre il suono ma «suscitarlo» dalla tastiera con gesto ampio e misterioso, quanto inaudito nella timbrica e nella musicalità. Nel terzo album che il giovane talento russo dedica a Rachmaninov, un compositore al quale lo lega una speciale intimità, basterebbe il primo brano a lasciare a bocca aperta. È una trascrizione per pianoforte, opera dello stesso Trifonov che sembra aderire interamente alla spiritualità e alla ricerca del «tempo perduto» di Rachmaninov: il primo movimento di The Silver Sleigh Bells (simboli, slitta e campane, dell’animo russo), in origine un brano per orchestra e coro, viene affrontato da Trifonov con il solo pianoforte. Ma che visionarietà in questa versione che porta sulla tastiera un legato delicatissimo e infinito, un respiro lungo che sa accogliere una fitta trama di trilli a restituire con precisione il suono delle campane da slitta. Ma tutto l’album Destination Rachmaninov: Arrival, pubblicato dalla Deutsche Grammophon, suona come un miracolo di tecnica e sensibilità. Con un’altra breve e affascinante trascrizione (Vocalise), nonché il primo e il terzo Concerto per pianoforte affrontati con la Philadelphia Orchestra (che nel 1920 già li suonava con lo stesso Rachmaninov, esule in America, come solista). Il «Rach 3» è un mito assoluto per tormento e virtuosismo, ma Trifonov ne dà una lettura superiore, in chiave di ricordo e di preghiera.