Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Scatta la disobbedienza a Mittal
Rivolta in acciaieria: gli operai delle centrali elettriche si rifiutano di spegnere gli impianti
I sindacati dei lavoratori delle centrali elettriche all’interno del Siderurgico di Taranto hanno annunciato che gli operai «non procederanno ad alcuna fermata dagli impianti», così come ordinato invece da ArcelorMittal. La notizia è arrivata nel giorno in cui i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria hanno depositato in Procura un esposto-denuncia contro la multinazionale che ha rotto il contratto. A seguito dell’esposto, la Procura del capoluogo ionico ha aperto un’inchiesta contro ignoti per distruzione dei mezzi di produzione. Intanto domani in fabbrica i lavoratori si riuniranno in assemblea per decidere le azioni di lotta da portare avanti in settimana.
ArcelorMittal è ormai sola contro tutti. La decisione di abbandonare Taranto, dopo appena un anno di gestione, preannunciando addirittura l’azzeramento dell’area a caldo, ha compattato governo e ministri, lavoratori e sindacati, gli industriali e i fornitori, la vecchia Ilva e la magistratura italiana. Ora sono due le procure che hanno aperto un fascicolo per accertare eventuali fatti rilevanti civilmente e penalmente nella condotta della multinazionale.
A quella di Milano s’è aggiunta ieri la procura di Taranto che indaga per distruzione dei mezzi di produzione in seguito all’esposto presentato dai commissari straordinari di Ilva in amministrazione straordinaria contenente «fatti e comportamenti, inerenti al rapporto contrattuale con Arcelor Mittal, lesivi dell’economia nazionale. Tanto al fine di verificare la sussistenza di ipotesi di rilevanza penale». Il documento è stato consegnato al procuratore Carlo Maria Capristo e all’aggiunto Maurizio Carbone. Avviata un’indagine contro ignoti, per ora, ipoteticamente colpevoli di reati commessi a Taranto.
Nell’esposto viene sottolineato che il processo messo in atto da ArcelorMittal di ridurre la produzione e di abbassare il livello di calore negli impianti produttivi può costituire un danno per gli impianti stessi. Considerando che il sito tarantino viene ritenuto strategico ex lege, i commissari
❞ Il governatore Michele Emiliano L’azienda si sta prodigando per mettere in crisi il governo Conte
ravvisano che la fermata costituisce una violazione dell’articolo 499 del codice di procedura penale intitolato «Distruzione di materie prime o di prodotti agricoli o industriali ovvero di mezzi di produzione». Il 499 prevede che «chiunque, distruggendo materie prime o prodotti agricoli o industriali, ovvero mezzi di produzione, cagiona un grave nocumento alla produzione nazionale o fa venir meno in misura notevole merci di comune o largo consumo, è punito con la reclusione da tre a dodici anni e con la multa non inferiore a 2665 euro». Domani, intanto, i sindacati hanno chiamato i lavoratori in assemblea per decidere quali azioni di lotta mettere in pratica per sostenere il progetto di tenere la fabbrica aperta a tutti i costi.
Infine il presidente della Regione, Michele Emiliano, in tv a «Petrolio», attacca Mittal: «Sta rallentando la fabbrica per portarla quasi in coma, spero senza ucciderla. Si sta prodigando a creare quanto più allarme possibile per mettere in crisi il governo, perché vuole esercitare il massimo della pressione o perché vuole andare via e vuole negoziare delle condizioni per farlo o perché vuole rimanere ma alle sue condizioni». Infine i lavoratori delle centrali elettriche, tramite i sindacati di categoria, fanno sapere che «non procederanno ad alcuna fermata degli impianti».