Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Dalla Palazzina Laf ad Ambiente svenduto Le inchieste sull’ex Ilva iniziarono negli anni ‘80
Le battaglie dell’ex procuratore capo Sebastio
A Taranto esiste una via giudiziaria all’acciaio. Chi gestisce l’azienda siderurgica, prima o poi, resta impigliato nelle maglie della giustizia. Italsider, Ilva e ArcelorMittal sono legate da questo filo rosso che, dagli anni ’80, incrocia le strade della produzione e del profitto, spesso trascurando gli aspetti umani legati alla salute e al lavoro. Quarant’anni fa, ai tempi dell’industria di Stato, si parlava di «getto pericoloso di cose» e, genericamente, di inquinamento industriale.
Intanto esplodeva, con i Riva, la vicenda della Palazzina Laf: fu il primo, clamoroso caso ante litteram di mobbing collettivo. Sette anni fa è scoppiato «Ambiente svenduto» il cui processo è ancora in corso tra stop e ripartenze. Ora non sappiamo ancora dove andranno a sfociare le indagini avviate dalle procure di Milano e Taranto sul fronte penale e civile nei confronti di ArcelorMittal. In mezzo a questi processi di grande richiamo mediatico ci sono stati, e ci sono ancora, una miriade di fascicoli penali, inchieste e processi di minor clamore, ma infinitamente più significativi, legati a infortuni e morti in acciaieria.
L’ex procuratore della repubblica di Taranto, Franco Sebastio, è stato il primo magistrato tarantino ad occuparsi delle problematiche legate alle produzioni delle industrie diventate in seguito di grande importanza nel rapporto con la salute dei cittadini.. Nel 1982, da giovane pretore, ottenne la condanna dei vertici dell’Italsider per reati di inquinamento industriale. Non si fermò lì. Nell’aprile del 1998 scriveva al prefetto e al sindaco di Taranto, al presidente della Provincia e al presidente della Regione Puglia, a proposito di indagini preliminari sulla violazione della normativa antismog e sull’acquisizione di dati statistici sul numero di decessi negli ultimi cinque anni e, ancora nel 2000, informava le autorità sulla grave situazione dell’inquinamento atmosferico collegato alle industrie perché venisse fatta una opportuna valutazione.
In mezzo c’era stata la vicenda della Palazzina Laf (Laminatoio a freddo). Nel 1995 Emilio Riva, dopo aver acquistato Italsider, riduce l’organico e chi non accetta un nuovo contratto a stipendio invariato ma con declassamento lavorativo viene confinato in un capannone vuoto che, nel 1997, presto si riempie di impiegati, capi squadra e tecnici specializzati disobbedienti. Persone pagate per non fare nulla tutto il giorno. Un primo grande caso di mobbing scoppiato dopo un sopralluogo dell’ispettorato del lavoro. La sentenza di primo grado, confermata in appello e cassazione, condanna undici imputati, tra cui il presidente dell’Ilva, Emilio Riva, per tentativo di violenza privata. Il processo «Ambiente svenduto» è fatto recente. Tutto accade nel 2012, dopo il sequestro dell’area a caldo. Il capo della famiglia industriale viene arrestato e messo ai domiciliari per disastro ambientale, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari. Insieme con lui altre sette persone dei vertici societari e aziendali, ma scatta anche il sequestro con blocco delle lavorazioni dei parchi minerali, le cokerie, l’agglomerato, gli altoforni, l’acciaieria e la gestione dei rottami ferrosi.
La svolta-choc Nel 2012 Emilio Riva finì ai domiciliari Sequestrate cokerie e parchi minerali