Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Cento architetture raccontano il secolo breve
Una mostra dedicata ad opere progettate, tra gli altri, da Stella, La Padula e Corazza
Nei giorni in cui si apre la nuova Stazione Centrale, progettata dallo studio Stefano Boeri Architetti, prima pregevole architettura del terzo millennio destinata a porsi come segno edilizio incisivo nell’immagine della città, Matera riflette sull’eredità che l’utopico Novecento ha lasciato nel proprio tessuto urbano.
Lo fa con un doppio appuntamento, la mostra «Matera 9X100=’900. 9 itinerari per 100 Architetture del ‘900 in Basilicata e Puglia» e il convegno ad essa correlato. Entrambi organizzati dalle sezioni Basilicata e Puglia del Do.co.mo.mo Italia (documentazione e conservazione del movimento moderno) e collocati, rispettivamente, nella galleria urbana del Cinema Teatro Duni e nella sala
Congressi della Camera di Commercio. Opere del secolo scorso, ovviamente, progettate, nell’ordine, dal materano Ettore Stella, nel 1949, e da Ernesto la Padula e Vincenzo Corazza, nel 1935. Tasselli di una vicenda architettonica che, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, è stata al centro di un dibattito di caratura internazionale. Da quando, cioè, Matera diviene, favorita dalla lettura antropologica di Carlo Levi, una «città laboratorio» che impegnava i grandi nomi dell’architettura italiana, Ludovico Quaroni, Carlo Aymonino e Luigi Piccinnato, nella progettazione di addizioni urbane necessarie a fronteggiare l’abbandono forzato dei Sassi.
Per realizzare l’iniziativa, le Sezioni
territoriali Do.co.mo.mo Italia, hanno avviato un’attività di schedatura del patrimonio architettonico del ‘900 pugliese e lucano, con l’obiettivo di studiare e mettere «in rete» cento architetture moderne, selezionate da un comitato scientifico internazionale di cui fanno parte tra gli altri William J. Curtis, Federico Bucci, Franco Purini, Amerigo Restucci (autore dell’introduzione del Catalogo della Mostra, edito da Gangemi Editore, curato da Mauro Sàito e Antonello Pagliuca).
Alla base dell’itinerario espositivo ci sono più approcci tematici ((Infrastrutture e industria, Abitare la campagna, Architetture per la comunità, Insegnare all’italiana, Residenza moderna dentro e fuori le mura, Moderno Sensus Fidei, oltre a Tutela del Moderno, Moderno restaurato, ArchXX un percorso al femminile) in grado di spiegare in che modo le cento architetture individuate parlino di storie locali, di intrecci con le politiche di sviluppo del Mezzogiorno e esprimano contributi originali in linea con il coevo dibattito nazionale. Sono edifici che testimoniano della vulgata del Moderno, sebbene sullo sfondo dell’esitante svecchiamento che segna le sorti del Sud, dai primi del Novecento fino al 2000. Su tale lascito la mostra e il convegno s’interrogano, rivelando come la spinta innovatrice e non ancora sopita di questa cospicua eredità architettonica possa fornire un’opportunità per il presente. Soprattutto in merito ad un’aggiornata consapevolezza del suo valore culturale e artistico, alla base di opportune pratiche di valorizzazione e tutela, da potenziare con vincoli statali e adeguate leggi regionali.