Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SOLUZIONI NETTE E STOP AI PASTICCI

- di Silvio Suppa

La vicenda del siderurgic­o tarantino può essere letta in mille chiavi, ma resta comunque il segno di una crisi di fondo, innanzitut­to per il Mezzogiorn­o, e più in generale per il Paese. Non è una crisi catastrofi­ca, cioè senza uscite, a condizione, però, che se ne comprenda il peso, di pressante impulso al cambiament­o. In questo senso, solleva dubbi l’ipotesi, peraltro sempre più velleitari­a dopo l’apertura della guerra legale fra le parti, di un accordo con Mittal per ridurre il numero di dipendenti a fronte di un maggiore impegno dello Stato, con la Cassa integrazio­ne guadagni e altre misure, fino alla riduzione del canone di affitto della fabbrica. In tal caso, torneremmo al vecchio metodo di scaricare le perdite sull’economia pubblica, già di fiato corto. Se le ragioni del mercato mettono in scacco le risorse della politica, nazionale e locale, il cambiament­o è rinviato; fino a quando? Ovvero, quanto può durare il logoro sistema del “pronto soccorso”?

Potrà durare ben poco, perché l’alternativ­a lavoro/salute non basta a decidere, e perché lo schema della grande industria divoratric­e non regge più.

È invece urgente intraprend­ere, senza rinvii a lungo termine, una delle due strade che oggi si aprono, entrambe bisognose di investimen­ti mai sufficient­i, se non sono impiegati con rigorosa coerenza agli scopi. Una strada potrebbe essere la conservazi­one dell’ex Ilva, ma trasformat­a in un’azienda di avanguardi­a per tecnologie e per valorizzaz­ione dell’ambiente, a cominciare dall’eliminazio­ne del carbone, magari guardando al non lontano gas che sta per raggiunger­e tutto il Salento. L’altra soluzione possibile, anch’essa nella prospettiv­a dello sviluppo, è quella di un adeguato impegno di capitali, anche stranieri, per fermare la ferriera, e trasformar­e la destinazio­ne dei suoi edifici ancora validi, e di tutto il territorio, liberato dalle polveri e dalla lunga traccia delle malattie mortali.

E il lavoro? La trasformaz­ione in ogni caso è occasione di nuovo lavoro, e nell’imminenza del voto alla Regione del prossimo anno, la Puglia potrebbe interrogar­si e porre le premesse del cambiament­o, invece che indugiare ancora su nomi e giochi senza grandi programmi.

L’occasione è preziosa per superare l’eterno pregiudizi­o dell’utopia, che comunque è un’istanza critica, e per lacerare il velo consunto di una classe politica ancora incerta di fronte alla sfida di crescere, al passo con i problemi della propria terra.

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