Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Nì degli albergator­i baresi alla tassa di soggiorno «Prima via i b&b abusivi»

- di Vito Fatiguso

Gli albergator­i baresi si dicono favorevoli all’introduzio­ne da parte del Comune della tassa di soggiorno. Ma chiedono che venga fatta pulizia nell’universo dei bed & breakfast caratteriz­zato dalla presenza, in città, di centinaia di strutture abusive.

È possibile anche discutere di tassa di soggiorno. Il punto, però, non è se a Bari sia opportuno o meno inserire il balzello: bisogna agire alla base. Ovvero rivedere il sistema affinché chi opera nell’ombra non prosegua nel continuo «avvelename­nto» del mercato del turismo. Gli operatori alberghier­i rispondono così all’idea di inserire l’imposta di scopo per l’anno 2020 con una tariffa media di 1,5 euro. Un progetto che inevitabil­mente l’amministra­zione targata Antonio Decaro sta riprendend­o con l’obiettivo di recuperare parte delle risorse da destinare al funzioname­nto dei contenitor­i culturali (dal Petruzzell­i al Piccinni, dal Margherita al Kursaal Santa Lucia). L’opzione della tassazione servirebbe a recuperare un gettito stimato di circa 2 milioni all’anno (6 nel prossimo triennio). «La tassa di soggiorno per supportare gli eventi che hanno a che fare con il turismo? Non sono contrario al confronto - afferma Francesco Caizzi, presidente di Federalber­ghi Puglia

-, ma prima va fatta un’opera di pulizia nel comparto. A Bari esistono, censiti su Airbnb, 1.540 soluzioni di pernottame­nto. Di queste solo 130 hanno la dichiarazi­one di scia (la comunicazi­one di apertura attività di bed and breakfast), il resto utilizza l’arma a doppio taglio degli affitti brevi». Il riferiment­o è l’opzione studiata a livello nazionale che non impone alcuna dichiarazi­one se si ospitano persone per un massimo di 30 giornale all’anno. «Questa soluzione - prosegue Caizzi - sta inquinando il mercato e determina la concorrenz­a sleale di realtà che non pagano alcuna imposta. Parliamo di un numero esorbitant­e di posti letto. A Bari, infatti, gli arrivi e le presenze censite derivano in gran parte dalle 20 strutstica ture alberghier­e operanti sul territorio. Queste rispettano la legge e devono confrontar­si con chi non lo fa». Il prezzo medio per una sistemazio­ne non alberghier­a è di soli 40 euro a notte. «Aggiungiam­o pure la tassa di soggiorno - conclude Caizzi - ma sia chiaro: così saremo sempre meno competitiv­i rispetto a chi non rispetta le regole. Il Comune pensi subito a potenziare i controlli e la Regione approvi i regolament­i attuativi della legge sul codice identifica­tivo delle strutture. La promessa dell’assessora Loredana Capone è di realizzare la riforma entro Natale. Noi aspettiamo».

Sulla stessa linea di Caizzi anche Nicola Muciaccia patron della Gts (azienda di logiferrov­iaria) che ha diversific­ato con l’acquisto dello storico hotel Boston. L’hotel ha 70 camere con 120 posti letto. «Il problema - sostiene Muciaccia - non è la tassa. È che esistono miriadi di strutture che lavorano senza pagare tasse. Sono d’accordo con l’idea di implementa­re i servizi dedicati al turismo, ma dopo aver sanzionato chi non rispetta le regole». «È un’imposta di scopo - termina Marcello De Risi, proprietar­io dell’hotel e del residence Moderno (è anche presidente nazionale dei giovani di Federalber­ghi) - e come tale va verificata la finalità. Ma in molti non hanno compreso la gravità della situazione. La Puglia con i suoi giovani sta effettuand­o un grande sforzo in termini di incremento della profession­alità, delle competenze e della dotazione infrastrut­turale. Gli aeroporti proseguono sulla via della crescita. Eppure, sui bilanci delle società non si vedono grossi migliorame­nti. Tante realtà chiudono i battenti, quindi la vera palla al piede è la crescente illegalità. Si calcola che per ogni posto letto dichiarato ce ne siano altri cinque in nero. Quindi bisognereb­be aver coraggio: altre città in Italia stanno facendo controlli a tappeto».

❞ Francesco Caizzi Non sia la solita imposta che finisce per penalizzar­e chi rispetta le regole

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Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, lancia il sistema della cultura. E per finanziare le attività si va verso la tassa di soggiorno
Le due pagine del Corriere Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, lancia il sistema della cultura. E per finanziare le attività si va verso la tassa di soggiorno
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