Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Oggi l’addio di Bari alla sua regina
Tutti gli scrittori erano super eroi per Giovanna Gennarini Laterza. Lo si capiva ogni volta che ne ospitava uno nel salotto vero della sua vita, la libreria di casa Laterza in via Dante. E stamattina i baresi diranno addio alla signora delle signore, alla «regina madre», come una delle amiche più care l’aveva definita.
È scomparsa martedì a Bari Giovanna Gennarini Laterza. Questa mattina alle 9.30 i funerali a San Ferdinando, a pochi passi da quella libreria che per anni è stata la sua casa.
Tutti gli scrittori erano super eroi per Giovanna Gennarini Laterza, come se a ciascuno di loro, al di là delle storie che avevano da raccontare, fosse stato dato un soffio di vita in più. Lo si capiva ogni volta che ne ospitava uno nel salotto vero della sua vita, la libreria di casa Laterza in via Dante. Accoglieva ognuno di loro, fosse famoso o solo esordiente, come una star e ciascuno di loro si sentiva tale appena varcata la soglia di quel luogo che rende Bari una città speciale come una capitale. Non che gli sembrassero tutti uguali o tutti bravi gli scrittori, anzi aveva un talento superiore nel riconoscere il mediocre e l’eccellente; ma mai esercitava la critica se non fra pochi eletti, perché – diceva – le era stato insegnato, nella sua illustre famiglia, a non usare a vanvera la lingua, soprattutto se era tagliente come la sua.
Stamattina i baresi (come i tarantini e tutti i pugliesi) diranno addio alla signora delle signore, alla «regina madre», come una delle amiche più care l’aveva definita un po’ per celia, un po’ perché «casa Laterza» può essere senz’altro paragonata a una casa «reale» per il peso e l’autorevolezza che ha sempre avuto e continua ad avere nella vita civile della Puglia e del Paese.
Da parecchi anni Giovanna Gennarini Laterza si era ritirata dalla libreria, affidata alla sensibile, appassionata e fortissima figlia Maria. Ma anche dopo aver abbandonato la sua scrivania, dalla quale governava l’intero traffico della libreria, aveva continuato a partecipare alle presentazioni degli ospiti e a giudicarli in silenzio. Occupava la prima fila, ascoltava attenta e di tanto in tanto sussurrava qualcosa all’orecchio di chi stava alla sua destra o alla sua sinistra, suo marito Paolo, in genere, ma non solo. Si trattava di giudizi secchi, di osservazioni rapide, che nessun altro percepiva, ma che avevano il potere di mettere a disagio chi stava parlando proprio di fronte a lei. E il malcapitato (o la malcapitata) era portato a chiedersi: ce l’ha con me? In che cosa ho sbagliato? Poi le assenze dalle presentazioni erano cominciate e non erano più finite. E piano piano anche la domanda «ma la signora Giovanna non c’è?», non era stata più posta né dagli ospiti né dai lettori.
La causa del suo lento ma inesorabile ritiro dal mondo erano state, prima che la sua fragilità, le malattie di Paolo, tanto affrontate in maniera serena da lui, quanto subite rabbiosamente da lei. Era arrabbiata sì. Come si permetteva la vita di fare il suo corso? E le malattie, e le debolezze, chi si credevano di essere? Nemmeno il suo amato Philip Roth aveva potuto placarla. Aveva amato tutto dello scrittore americano , ma soprattutto le era piaciuto Everyman, come aveva raccontato a un’amica più giovane. Proprio a causa di quel rapporto con la morte che lo scrittore ormai anziano spiegava così bene, aveva rivelato. E invece non era vero, con la morte non ci si può ragionare, è disgustosa, soprattutto quando senza nessuna decenza ti porta via chi ami di più al mondo, il tuo unico amore, il tuo appoggio. La morte di Paolo è così insopportabile. Né il suo adorato figlio Alessandro, né la sua ultimogenita, la piccola Paola, né la sua erede in libreria Maria e neppure i numerosi nipoti e pronipoti riusciranno a liberarla dall’involucro di dolore nel quale si era chiusa. Giovanna si era arresa. E oggi tornerà accanto a Paolo.