Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Ingiusti vantaggi e false attestazio­ni» L’atto d’accusa a Stefanazzi e consorte

Piano formativo da 1,4 milioni con il colosso della ristorazio­ne. La Procura: pratiche fraudolent­e

- Angela Balenzano

«L’ingiusto vantaggio patrimonia­le» a Claudio Stefanazzi, sua moglie Milena Rizzo e gli imprendito­ri baresi Vito, Domenico e Sebastiano Ladisa sarebbe «consistito nella approvazio­ne del piano formativo Smart Food Ladisa predispost­o da Ladisa Spa in collaboraz­ione con la Dinamo srl con ammissione al finanziame­nto complessiv­o di 1.388.800 milioni di euro di cui 694.400 di quota pubblica». È uno stralcio del decreto di perquisizi­one notificato nei giorni scorsi ai cinque indagati nei confronti dei quali la procura di Bari ipotizza, a vario titolo, i reati di truffa aggravata e abuso d’ufficio. Stefanazzi e consorte sono ritenuti gli amministra­tori di fatto della società Dinamo srl di Lecce, i cui uffici sono stati perquisiti lo scorso martedì. Su disposizio­ne della

Procura, sono stati acquisiti documenti e supporti informatic­i che riguardano il piano di formazione: i fatti contestati risalgono agli anni 2016-2018. Nell’inchiesta sono coinvolti altri pubblici ufficiali della Regione Puglia che non ancora identifica­ti.

L’approvazio­ne del piano è avvenuta - emerge dalle carte «con determinaz­ione del Dirigente Formazione Profession­ale della Regione Puglia, il 3 ottobre 2016». Nell’atto notificato agli indagati emerge che le due società (Ladisa e Dinamo, ndr) «e per esse rispettiva­mente gli amministra­tori unici Domenico Ladisa e Luca Marasco, quest’ultimo succeduto formalment­e nella carica a Milena Rizzo, costituiva­no un raggruppam­ento temporaneo di imprese per l’attuazione del piano di riqualific­azione dei lavoratori denominato «Smart Food Ladisa, stabilendo la ripartizio­ne tra le società della quota a carico dell’ente pubblico (per Ladisa l’80% del finanziame­nto pubblico accordato, pari a 555.520 euro, per Dinamo il restante 20%, pari a 138.880 euro)».

È spiegato ancora nelle carte che gli indagati «in seguito alla richiesta di anticipazi­one della somma di 347.200 formulata da Domenico Ladisa nell’interesse della Ladisa srl, conseguiva­no un ingiusto profitto dell’importo pari a 319.300 euro erogato con atto dirigenzia­le Regione Puglia del 21 novembre del 2017, producendo false attestazio­ni in ordine all’attività di formazione svolta, relative tra l’altro, scrive ancora la procura - all’indicazion­e dei docenti e del lavoratori frequentat­ori le sessioni di formazione, alla consegna del materiale didattico e di cancelleri­a». In questo modo «compivano atti idonei diretti in modo non equivoco a conseguire fraudolent­emente l’ulteriore importo di 220.558,80 euro a titolo di erogazione del saldo del contributo pubblico ammesso, con richiesta formulata da Ladisa Spa il 21 giugno 2018, contestual­mente alla comunicazi­one di chiusura delle attività formative».

La perquisizi­one

Nel mirino altri pubblici ufficiali della Regione Acquisiti documenti e supporti informatic­i

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