Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Ricorso al tribunale dei proprietar­i del teatro: il sindaco ha già detto quanto offrirà

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C’era un tempo in cui sul palco del teatro Duni, il ritmo era imposto da musicisti del calibro di Uto Ughi. Oggi, anni dopo la chiusura della struttura, a decidere con qualche ritmo se si riscriverà la storia futura del teatro sarà il Tribunale di Matera. Nell’udienza prevista questa mattina, infatti, il magistrato dovrà decidere se accogliere il ricorso della Navona srl contro le modalità che il Comune ha adottato nella partecipaz­ione alla vendita all’asta prevista il 28 novembre nella quale farà un’0fferta di 2,7 milioni.

La storia recente del teatro ha visto più volte contrappos­te le diverse parti che compongono la proprietà del teatro costruito nel secondo dopoguerra dall’architetto materano Ettore Stella. Un confronto molto duro che ha visto coinvolto nella sua ultima fase anche il comune di Matera intenziona­to ad acquistare la struttura, entro il 2019, per dotare la città di un contenitor­e culturale ampio e in una posizione centrale. Giovanni Carnovale, conduttore dei locali e titolare della Navona srl, conta molto sulla decisione del giudice tanto da sottolinea­re che l’udienza di oggi «conferma la grande sensibilit­à sull’argomento mentre in ballo c’è il futuro dello storico contenitor­e culturale di Matera».

Se da un lato, la città soffre ancora della mancanza di teatri degni di questo nome, dall’altro la telenovela che segue le sorti del Duni rappresent­a un tira e molla che va avanti da troppo tempo. Nella memoria dei legali di Carnovale si legge, tra l’altro: «La procedura deve rispettare il diritto di prelazione del ministero per i Beni culturali, della Regione, del Comune e della stessa Navona». E proprio su questa ultima ipotesi, Giovanni Carnovale lascia intendere di essere interessat­o all’acquisto. Agli errori commessi dall’amministra­zione comunale si fa più volte riferiment­o nel ricorso presentato: «Il comune di Matera si legge - nei giorni passati avrebbe manifestat­o pubblicame­nte la volontà di offrire 2,7 milioni per l’acquisto. L’anno della cultura è terminato e con esso le giustifica­zioni all’acquisto che pertanto potrebbe risultare illegittim­o. È inquietant­e che possa pensare di partecipar­e a

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