Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La mostra sui terremoti e gli incontri con i geologi nell’anniversario del disastro del 1980
Trentanove anni fa, il 23 novembre 1980 alle 19,34 la geografia di due aree del sud, l’Irpinia e il nord della Basilicata si trasformò per sempre. La scossa del decimo grado della scala Mercalli spazzò via strade, case, scuole, fabbriche e uccise quasi 3.000 persone. Ventinove anni dopo, il 16 aprile alle 3,32 della notte L’Aquila fu quasi rasa al suolo da una scossa di magnitudo 6,3 che uccise 309 persone. Prima ancora il terremoto del Belice, in Sicilia. Nel prima e nel dopo, solo politiche antisismiche inesistenti e un Paese sempre più vulnerabile. Non è un caso, perciò, che sia proprio Matera a ospitare una mostra, tre giorni di incontri e un progetto che punta sul lavoro di fotografi che hanno raccontato in «Terrae motus» con 124 scatti il volto e l’animo della scossa.
Il giornalista Antonio Di Giacomo ne ha curato e ideato la realizzazione nella città in cui, dopo il sisma del 1980 moltissime delle opere delle chiese distrutte, furono custodite e restaurate. Il progetto è realizzato da Fondazione Matera-Basilicata 2019 con l’associazione La Camera del tempo e l’impresa di comunicazione Carucci& Chiurazzi e patrocinata da Anci e Ingv (Istituto nazionale di geofisica e geologia ambientale).
L’idea nacque a Lucio Amelio, cui è dedicata l’esposizione ospitata a Palazzo Acito fino al 20 gennaio (tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20 - ingresso con passaporto Matera 2019) e che all’indomani della scossa a L’Aquila commissionò opere a tema, che l’osservatorio permanente «Lo stato delle cose», progetto di fotografia sociale e documentaria ha riunito nelle opere di 100 fotografi e in un archivio con circa 15 mila immagini.
Al modo in cui la nostra civiltà pensa i territori, la loro difesa e la loro sopravvivenza sono poi dedicati due giorni di confronto affidati a esperti e studiosi. «Il tempo del dopo», tema della rassegna, da domani a domenica, diventa così uno sguardo sull’Italia fragile ma soprattutto un richiamo alla vera emergenza: la quasi totale assenza di politiche di prevenzione. Il primo degli appuntamenti (tutti a ingresso libero), domani alle 16,30 al museo Ridola. Si parlerà di informazione e racconto dell’emergenza con giornalisti e scrittori su stato della ricostruzione e narrazioni a lungo termine. Sabato, giorno del 39mo anniversario del terremoto, all’ex ospedale S. Rocco l’Italia vulnerabile sarà al centro del dibattito fra storici, sismologi, ingegneri e antropologi. Domenica ù (ingresso libero), infine, al cinema Il Piccolo dalle 16,30 pomeriggio dedicato al cinema.