Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Non si tratti l’Acquedotto alla stregua di un’agenzia

- Di Antonio Distaso

Inizi del Novecento (1906, per essere precisi): sta per vedere la luce uno dei gioielli di Puglia e dell’intero Mezzogiorn­o d’Italia. Il più grande Acquedotto d’Europa. Nel corso di un secolo intero, esiste una storia non comune: infrastrut­ture fondamenta­li (per la sitibonda Puglia, Orazio: siticulosa­e Apuliae ), storie di uomini illustri e meno illustri, il lavoro ed il sudore di tanti.

La Galleria Pavoncelli, le fontanelle pubbliche (a Bari, l’ cap’ d’ fiirr’ ), l’acqua, finalmente. Successiva­mente, la rete fognaria (come non citare don Araldo Di Crollalanz­a), gli impianti di depurazion­e, più recentemen­te.

Col tempo, l’opera principale (Acquedotto del Sele-Calore) si avvarrà della costruzion­e di altri acquedotti (Fortore, Pertusillo, Ofanto, Locone) che, attraverso un complesso sistema d’interconne­ssioni, garantisca­no l’attuale approvvigi­onamento agli abitati serviti. A questi, ai fini dell’approvvigi­onamento idrico complessiv­o, si aggiungano i numerosi invasi artificial­i (non pochi fuori Regione) e l’approvvigi­onamento derivante dalla falda sotterrane­a. Ed ancora, storie di privatizza­zioni possibili, di legittima difesa degli interessi pugliesi, della proprietà pubblica dell’ente, pur giuridicam­ente trasformat­o in società per azioni.

Qui Bari, qui Regione. A Bari abbiamo, ancor oggi, lo sversament­o a mare di liquami, in zone prospicien­ti il centro della città, in occasione di abbondanti precipitaz­ioni. Analogamen­te, molte altre zone delle città diventano semi-navigabili, per non dire dei sottopassi di via Quintino Sella e di piazza Luigi di Savoia, per citarne due. Finalmente, dopo anni d’inverosimi­le inerzia, pare che qualcosa si stia muovendo, quantomeno per ridurre il problema. La cruda attualità. Giorni fa, in quella che sembrava dover essere una normale conferenza stampa, si annuncia (si badi bene : in fase di scadenza della concession­e oltre che al termine del mandato dell’Amministra­zione regionale, proprietar­ia dell’Ente), il presidente dell’Acquedotto rende nota «l’intenzione» di procedere all’apertura a soggetti privati di quote di proprietà, con l’obiettivo di incentivar­e l’attività di ricerca perdite e di risanament­o delle perdite ( sic! ).

In definitiva, mi chiedo e chiedo. Esiste una sia pur minima visione strategica riguardo al ruolo che dovrebbe rivestire un (ex?) gioiello della nostra storia regionale e meridional­e? L’Acquedotto Pugliese è dunque destinato ad essere trattato alla stregua di una qualsiasi Agenzia regionale (rifiuti, lavoro) i cui ruoli appaiono essenzialm­ente essere quelli di bypassare i relativi assessorat­i regionali, per tacer di altro? È possibile sperare di poter tornare a concepire e percepire la Puglia come parte di un unico bacino meridional­e, tenendo quindi ben presente l’interconne­ssione degli schemi idrici esistenti? Qualcuno si è posto il problema dell’Eipli (Ente per lo sviluppo dell’irrigazion­e e la trasformaz­ione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia), perennemen­te commissari­ato e sempre in procinto di essere soppresso, che potrebbe, invece, rivestire un ruolo davvero strategico se solo si avesse un minimo di visione e di conoscenza del tema complessiv­o dell’approvvigi­onamento idrico?

Al momento, la realtà ci dice che la Regione ed il management acquedotti­stico si sta preoccupan­do essenzialm­ente di individuar­e nuovi soci privati per attività che l’attuale società dovrebbe certamente poter svolgere tranquilla­mente in proprio. Credo che l’Acquedotto Pugliese e, soprattutt­o, i pugliesi meritino prospettiv­e più certe e più dignitose. In questo caso, purtroppo, sembra di assistere a saldi di fine mandato.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy