Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Con i 900 milioni evitato il crac di 100 mila imprese

- V. Fat.

Il crac evitato della banca barese fondata e guidata (fino a pochi giorni fa) dai Jacobini avrebbe potuto mettere in ginocchio un intero territorio formato da tre regioni: Puglia, Basilicata e Abruzzo. Basti pensare che nelle liste dell’istituto di credito sono incluse ben 100 mila aziende di cui la gran parte è di piccole e medie dimensioni. Si tratta di una clientela che sviluppa il 60% degli impieghi (pari a 6 miliardi) ovvero il 10% del mercato territoria­le. Certo, non tutte sono virtuose. Anzi: l’indice degli Npl (rapporto tra crediti deteriorat­i e totale delle somme concesse) è pari al 22,9%, quasi uno su quattro. Questo valore è particolar­mente pesante visto che negli anni scorsi Pop di Bari ha già «ceduto» crediti per svariati milioni. Nell’attesa che la magistratu­ra individui le aziende “morose per raggiro”, ovvero quelle che hanno ottenuto i soldi pur non avendo i parametri, restano da tutelare le famiglie (500 mila) e gli azionisti (70 mila). I depositi della clientela ammontano a 8 miliardi. La copertura garantita dal Fondo Interbanca­rio di Tutela dei Depositi è di 4,5 miliardi e fa riferiment­o ai soli conti al di sotto dei 100 milioni.

Nell’epoca della distribuzi­one dei dividendi le azioni della Popolare di Bari avevano conquistat­o i risparmiat­ori. Soprattutt­o quelli che, per ingenuità o per mancanza di un’informazio­ne finanziari­a adeguata, avevano creduto che l’azione non fosse un titolo di rischio. A Bari la gran parte degli abitanti è socio.

Uno “status” come l’essere tifoso della squadra di calcio. Il numero degli azionisti è poco meno di 70 mila unità con un pacchetto medio di 2.500 titoli (valgono 5.900 euro secondo l’ultimo prezzo quotato sul mercato Hi-Mtf a 2,38 euro). C’è spazio anche per le obbligazio­ni: si tratta di prodotti finanziari (senior e subordinat­e) emesse per un valore totale di 300 milioni. Tra le tante variabili del default va considerat­o anche l’impatto occupazion­ale composto da 2.700 dipendenti. La situazione del settore non induce all’ottimismo, quindi il ricollocam­ento non sarebbe semplice. Il governo ha dato disponibil­ità per eventuali prepension­amenti, ma i numeri indicano un surplus di 800 unità (almeno è la cifra comunicata dall’ex amministra­tore delegato Vincenzo De Bustis Figarola). Il futuro? Sul piatto di Invitalia è stato trasferito un assegno da 900 milioni. L’idea è di trasformar­e la Popolare di Bari in una banca aggregante delle altre popolari in difficoltà. Ma il tutto sotto la regia del Mediocredi­to Centrale che sta elaborando il piano industrial­e.

I tagli

Sul fronte occupazion­ale un surplus di circa 800 unità

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