Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Nel dossier della Banca d’Italia le verità nascoste su Tercas: «Rischi occultati agli azionisti»
L’ispezione del 2016 sull’acquisizione che assicurò 15 mila nuovi soci
A pochi giorni dalla fine del 2019 arrivano i soldi (sottratti agli italiani) per mettere in sicurezza la Banca Popolare di Bari: un assegno da 900 milioni che sarà gestito da Invitalia tramite Mediocredito Centrale. Ma le condizioni della banca erano da tempo sulla via del dissesto. Tanto che ora si cercano le responsabilità (oltre al management) di chi aveva il compito di controllare. Stefano Buffagni, vice ministro allo sviluppo economico del M5S («c’è un organo di vigilanza che qualche falla l’ha avuta») e Annamaria Furlan, numero uno della Cisl («serve ora una riforma che modifichi il sistema di vigilanza pubblica») chiedono interventi rapidi.
Eppure, nel caso della Popolare di Bari le spie rosse si erano accese da tempo. Un primo accertamento ispettivo parzialmente sfavorevole è datato 2010, ma nel 2013 un’altra ispezione mette in evidenza i progressi realizzati. Ma già dopo l’acquisizione di Tercas (autorizzata nel 2014) i dati erano ben chiari con l’aumento di capitale da 550 milioni (nuove azioni 330 milioni e subordinate 220 milioni).
A settembre del 2016, infatti, si chiude una verifica di Bankitalia (che viene notificata a febbraio 2017). Nel mirino c’è anche la politica di sottoscrizione di nuove azioni che è oggetto di controllo e sanzione Consob (irrigherà sanzioni per 1,8 milioni). «In preparazione delle operazioni di aumento di capitale degli anni 2014-15 - è scritto nella relazione di Bankitalia - la Banca ha individuato i target di clientela sollecitabile...Rispetto al potenziale bacino di sottoscrittori (60 mila soci) hanno aderito alle citate operazioni di aumento di capitale 15 mila soci». All’iniziativa Tercas, aderiscono quindi in 15 mila (69 mila i soci attuali).
Nel documento si analizza anche una tecnica utilizzata. «Fino a inizio del 2015 - prosegue la relazione di Bankitalia - la banca ha lanciato apposite iniziative commerciali». Il riferimento è al “club soci” «avvenute nell’ultimo trimestre del 2013 e nel primo e nel terzo trimestre del 2014: venivano offerte specifiche agevolazioni (gratuità dei canoni di conto corrente, facilitazioni di tasso sui mutui e prestiti personali, carta di credito o bancomat gratuiti), portando all’applicazione di condizioni comunque non significativamente discoste da quelle di mercato». L’opzione incentivante “solo a parole” portò poi alla sottoscrizione di 500 mila azioni (da circa mille clienti). Sulla profilazione dei clienti la relazione prosegue: «Fino al 2012 il profilo di rischio non era indicato
Il questionario
Fino al 2012 il profilo di rischio non era indicato nel modulo questionario Mifid
nel modulo “questionario Mifid”, ma in una sezione non sottoscritta dal cliente...Come anticipato, a giugno del 2015, la banca ha adottato un nuovo schema di questionario adeguandosi alle indicazioni dell’Esma...Il nuovo modello dovrebbe contribuire a rafforzare i presidi per assicurare il corretto svolgimento dei servizi di investimento». Poi la situazione è precipitata spinta dai crediti deteriorati e dai timori degli azionisti.