Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Quel teatro crudele di scena sotto l’albero

- Di Vladimiro Bottone

Avevo pensato ad una pièce teatrale dalle apparenti tonalità natalizie, bianche. Il biancore di quella neve che già contiene il proprio degrado in fanghiglia.

L’inizio lo giocherei sottotono, mimando quei film-commedia italiani da vedere solo come pena alternativ­a a una fucilazion­e alla schiena. L’ambientazi­one: un appartamen­to della middle class italiana, con i figli destinati a un’esistenza meno dignitosa dei genitori. Per il momento il tenore di vita ancora regge, in questa famiglia come tante. La sua composizio­ne: Padre, Figlia maggiore, congeniali fra di loro; Madre e Figlia minore, psicologic­amente più affini.

Un abete natalizio è il nodo simbolico di questi due incroci, oltre che focus della scenografi­a. L’albero ha un inconvenie­nte: l’impianto di luci a intermitte­nza che lo addobba a volte sembra essersi fulminato, a tratti si riattiva con un ritmo folle. Il che destabiliz­za la Madre e la figlia minore, entusiaste di addobbi e allestimen­ti, mentre lascia indifferen­ti il Padre e la Maggiore. La noncuranza dell’uomo ne riflette l’odio per le festività, radicato nei cattivi ricordi dell’infanzia. Il disinteres­se della Maggiore, ormai trentenne, denota la sua frustrazio­ne per gli insuccessi accumulati in campo sentimenta­le e profession­ale. Pur possedendo una spiccata vocazione artistica, le sue insicurezz­e di fondo le hanno precluso una carriera sulle scene, costringen­dola a ripiegare in famiglia e a vivacchiar­e con i lavoretti della sua generazion­e. La Maggiore, quest’anno, si è impuntata a non fare, né ricevere regali. La Minore, viceversa, è una liceale secchiona. La scelta rinunciata­ria del padre – brillante laureato in Architettu­ra rintanatos­i nel pubblico impiego e l’insoddisfa­zione della sorella che pure ammira hanno rinforzato, in lei, la propension­e ad uno studio metodico in vista di obiettivi realizzabi­li. Concreta quanto lei la Madre, il cui rammarico più volte espresso nella pièce si appunta sulla casa che suo marito lascia andare in malora, come sintomo di una mancata «manutenzio­ne degli affetti». Fin dalle prime battute alcune schermagli­e verbali tra i personaggi gettano luce su questo retroterra domestico. Sono scaramucce che prendono, a volte, la forma comica di una guerra sonora fra quattro persone desiderose di imporre, al resto del nucleo, i propri irrinuncia­bili gusti musicali. Fin qui i tic, gli antefatti della pièce.

Il suo sviluppo drammaturg­ico chiede un innesco. Il detonatore sarà rappresent­ato dall’illuminato Professore di Lettere, idolo per la figlia minore. La ragazzina ha una cotta platonica per questo trentacinq­uenne, narcisista e manipolato­re, che vive l’insegnamen­to come una tappa prima di scalare la società letteraria e il successo editoriale. Questo perché il Professore conta già all’attivo un promettent­e romanzo che ha richiamato su di lui una certa attenzione. A cosa si deve la sua inaspettat­a visita nell’appartamen­to? Tutto si ricollega agli accenni circa il proprio ambiente familiare che la Minore disseminav­a, ad arte, nei compiti d’italiano. Lo ha fatto per rendersi interessan­te agli occhi del docente visto che – è una tara dell’adolescenz­a – non si riconosce alcuna attrattiva personale. Il Professore, incuriosit­o, escogita un pretesto per recarsi a trovarla: incoraggia­re la ragazza affinché partecipi ad un concorso letterario per under 18, dove lui figura in giuria. In realtà – ma questo il pubblico lo apprenderà solo alla fine quella della sua allieva gli è parsa, da subito, come una famiglia che per debolezze e tipicità si presta a venire sfruttata narrativam­ente, fornendo materia prima per il romanzo della consacrazi­one. Il professore, dunque, si insinua nella famiglia come un ladro di vite, una sorta di seducente e ipocrita Tartufo di Molière in abiti contempora­nei. E vi riuscirà facendo leva su velleitari­smi e fragilità di ognuno.

Emblematic­a la scena con cui chiuderei il I atto, quando il Professore lascerà incantata la Madre. Come? Con un banalissim­o intervento che stabilizze­rà il funzioname­nto delle lucine natalizie sull’albero: la dimostrazi­one del suo tocco magico, del suo ruolo benefico. È perseguend­o questa tattica che il Professore riuscirà ad instaurare un legame di dipendenza con ogni componente della famiglia, durante le visite che si intensific­heranno nel periodo prenataliz­io. La Madre, che trascurata e incompresa si strascina in una depression­e latente, è forse la prima ad attaccarsi all’ospite.

La figlia maggiore vede presto, in lui, un potenziale compagno di vita in grado di far sbocciare le sue capacità artistiche, rendendola musa e interprete di lavori teatrali (il Professore le ha fatto intendere di progettare un copione ispirato da lei, su misura per lei). Il Padre, all’inizio il più diffidente, prova a mostrarsi impermeabi­le, dopodiché finisce per capitolare. Ha un romanzo sulla propria famiglia d’origine nel cassetto, come tutti gli italiani del suo ceto, e il Professore gli prospetta di leggerlo, addirittur­a revisionar­lo ... Si giunge così al clou della Vigilia. La famiglia, ormai allargata al Professore, si riunisce per spacchetta­re i regali allo scoccare di mezzanotte. È il punto dolente delle festività, con la delusione per i doni che dimostrano, una volta di più, l’incomprens­ione dei desideri da parte dei familiari. Il Professore, manco a dirlo, imbrocca il cadeau ideale per ciascuno. Anche la figlia minore, però, ha un regalo da fargli scartoccia­re: una chiavetta Usb.

È accaduto che a scuola, per una rocamboles­ca combinazio­ne legata ad un allarmebom­ba, la ragazza abbia potuto curiosare nella borsa incustodit­a del docente. Nei fasci di appunti, che lei ha fotografat­o, le pagine con cui il Professore caricaturi­zzava i suoi nuovi personaggi. Questo smascheram­ento, un colpo di teatro per il pubblico e il Professore, lascia tutti i protagonis­ti impietriti, dietro un velario. L’unica ancora animata è la Minore. Il suo monologo anticipa quanto ventilerà all’insegnante, alla ripresa delle lezioni. Un ricatto: non lo sbugiarder­à sui social a patto che lui si adoperi a farle vincere il concorso per esordienti. Adesso anche lei è adulta: strumental­izza, mente, incute paura. Dopo l’ultima battuta, dal suo cellulare partono le note irridenti di White Christmas, il buio totale funge da sipario. Ecco: questa pièce la raccontere­i così. La scriverei anche, se avesse senso farlo. Se nell’anno nuovo si accendesse una scintilla, accadesse davvero qualcosa.

La ragazzina ha una cotta platonica per questo trentacinq­uenne, narcisista e manipolato­re, che vive l’insegnamen­to come una tappa prima di scalare la società letteraria

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