Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Quel teatro crudele di scena sotto l’albero
Avevo pensato ad una pièce teatrale dalle apparenti tonalità natalizie, bianche. Il biancore di quella neve che già contiene il proprio degrado in fanghiglia.
L’inizio lo giocherei sottotono, mimando quei film-commedia italiani da vedere solo come pena alternativa a una fucilazione alla schiena. L’ambientazione: un appartamento della middle class italiana, con i figli destinati a un’esistenza meno dignitosa dei genitori. Per il momento il tenore di vita ancora regge, in questa famiglia come tante. La sua composizione: Padre, Figlia maggiore, congeniali fra di loro; Madre e Figlia minore, psicologicamente più affini.
Un abete natalizio è il nodo simbolico di questi due incroci, oltre che focus della scenografia. L’albero ha un inconveniente: l’impianto di luci a intermittenza che lo addobba a volte sembra essersi fulminato, a tratti si riattiva con un ritmo folle. Il che destabilizza la Madre e la figlia minore, entusiaste di addobbi e allestimenti, mentre lascia indifferenti il Padre e la Maggiore. La noncuranza dell’uomo ne riflette l’odio per le festività, radicato nei cattivi ricordi dell’infanzia. Il disinteresse della Maggiore, ormai trentenne, denota la sua frustrazione per gli insuccessi accumulati in campo sentimentale e professionale. Pur possedendo una spiccata vocazione artistica, le sue insicurezze di fondo le hanno precluso una carriera sulle scene, costringendola a ripiegare in famiglia e a vivacchiare con i lavoretti della sua generazione. La Maggiore, quest’anno, si è impuntata a non fare, né ricevere regali. La Minore, viceversa, è una liceale secchiona. La scelta rinunciataria del padre – brillante laureato in Architettura rintanatosi nel pubblico impiego e l’insoddisfazione della sorella che pure ammira hanno rinforzato, in lei, la propensione ad uno studio metodico in vista di obiettivi realizzabili. Concreta quanto lei la Madre, il cui rammarico più volte espresso nella pièce si appunta sulla casa che suo marito lascia andare in malora, come sintomo di una mancata «manutenzione degli affetti». Fin dalle prime battute alcune schermaglie verbali tra i personaggi gettano luce su questo retroterra domestico. Sono scaramucce che prendono, a volte, la forma comica di una guerra sonora fra quattro persone desiderose di imporre, al resto del nucleo, i propri irrinunciabili gusti musicali. Fin qui i tic, gli antefatti della pièce.
Il suo sviluppo drammaturgico chiede un innesco. Il detonatore sarà rappresentato dall’illuminato Professore di Lettere, idolo per la figlia minore. La ragazzina ha una cotta platonica per questo trentacinquenne, narcisista e manipolatore, che vive l’insegnamento come una tappa prima di scalare la società letteraria e il successo editoriale. Questo perché il Professore conta già all’attivo un promettente romanzo che ha richiamato su di lui una certa attenzione. A cosa si deve la sua inaspettata visita nell’appartamento? Tutto si ricollega agli accenni circa il proprio ambiente familiare che la Minore disseminava, ad arte, nei compiti d’italiano. Lo ha fatto per rendersi interessante agli occhi del docente visto che – è una tara dell’adolescenza – non si riconosce alcuna attrattiva personale. Il Professore, incuriosito, escogita un pretesto per recarsi a trovarla: incoraggiare la ragazza affinché partecipi ad un concorso letterario per under 18, dove lui figura in giuria. In realtà – ma questo il pubblico lo apprenderà solo alla fine quella della sua allieva gli è parsa, da subito, come una famiglia che per debolezze e tipicità si presta a venire sfruttata narrativamente, fornendo materia prima per il romanzo della consacrazione. Il professore, dunque, si insinua nella famiglia come un ladro di vite, una sorta di seducente e ipocrita Tartufo di Molière in abiti contemporanei. E vi riuscirà facendo leva su velleitarismi e fragilità di ognuno.
Emblematica la scena con cui chiuderei il I atto, quando il Professore lascerà incantata la Madre. Come? Con un banalissimo intervento che stabilizzerà il funzionamento delle lucine natalizie sull’albero: la dimostrazione del suo tocco magico, del suo ruolo benefico. È perseguendo questa tattica che il Professore riuscirà ad instaurare un legame di dipendenza con ogni componente della famiglia, durante le visite che si intensificheranno nel periodo prenatalizio. La Madre, che trascurata e incompresa si strascina in una depressione latente, è forse la prima ad attaccarsi all’ospite.
La figlia maggiore vede presto, in lui, un potenziale compagno di vita in grado di far sbocciare le sue capacità artistiche, rendendola musa e interprete di lavori teatrali (il Professore le ha fatto intendere di progettare un copione ispirato da lei, su misura per lei). Il Padre, all’inizio il più diffidente, prova a mostrarsi impermeabile, dopodiché finisce per capitolare. Ha un romanzo sulla propria famiglia d’origine nel cassetto, come tutti gli italiani del suo ceto, e il Professore gli prospetta di leggerlo, addirittura revisionarlo ... Si giunge così al clou della Vigilia. La famiglia, ormai allargata al Professore, si riunisce per spacchettare i regali allo scoccare di mezzanotte. È il punto dolente delle festività, con la delusione per i doni che dimostrano, una volta di più, l’incomprensione dei desideri da parte dei familiari. Il Professore, manco a dirlo, imbrocca il cadeau ideale per ciascuno. Anche la figlia minore, però, ha un regalo da fargli scartocciare: una chiavetta Usb.
È accaduto che a scuola, per una rocambolesca combinazione legata ad un allarmebomba, la ragazza abbia potuto curiosare nella borsa incustodita del docente. Nei fasci di appunti, che lei ha fotografato, le pagine con cui il Professore caricaturizzava i suoi nuovi personaggi. Questo smascheramento, un colpo di teatro per il pubblico e il Professore, lascia tutti i protagonisti impietriti, dietro un velario. L’unica ancora animata è la Minore. Il suo monologo anticipa quanto ventilerà all’insegnante, alla ripresa delle lezioni. Un ricatto: non lo sbugiarderà sui social a patto che lui si adoperi a farle vincere il concorso per esordienti. Adesso anche lei è adulta: strumentalizza, mente, incute paura. Dopo l’ultima battuta, dal suo cellulare partono le note irridenti di White Christmas, il buio totale funge da sipario. Ecco: questa pièce la racconterei così. La scriverei anche, se avesse senso farlo. Se nell’anno nuovo si accendesse una scintilla, accadesse davvero qualcosa.
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La ragazzina ha una cotta platonica per questo trentacinquenne, narcisista e manipolatore, che vive l’insegnamento come una tappa prima di scalare la società letteraria